Filantropia globale in crescita. Ma poche alleanze tra fondazioni
La filantropia globale ha assistito a una crescita intensa nell’ultimo quarto di secolo, ma le risorse sono concentrate in alcuni settori e il coordinamento tra le fondazioni è ancora limitato. Sono i principali risultati emersi dal “Global Philanthropy Report”, studio commissionato da Ubs e condotto da ricercatori dell’Hauser Institute for Civil Society della Harvard Kennedy School, sui dati relativi alle pratiche e agli sviluppi della filantropia internazionale.
La vitalità del fenomeno è confermata dal fatto che il 72% delle fondazioni sono sorte negli ultimi 25 anni, con una crescita consistente in Europa, dove si concentra il 60% delle 260mila fondazioni analizzate nel report, seguita dagli Usa (35%). Sul fronte del patrimonio, invece, le percentuali quasi si invertono: dei 1.500 miliardi di dollari detenuti globalmente dalle fondazioni, il 60% si concentra negli Stati Uniti e il 37% in Europa.
L’Italia, in tutto questo, grazie a un quadro giuridico e fiscale che ha incoraggiato la crescita del settore, occupa una posizione di rilievo con 6.222 fondazioni attive e 86,9 miliardi di dollari detenuti, e rientra tra i sette Paesi europei che, insieme, rappresentano il 90% delle devoluzioni benefiche tramite fondazioni filantropiche in Ue. A livello globale, le risorse sono concentrate in determinati settori, con l’istruzione che risulta l’area più popolare per gli investimenti (35%), seguita dai servizi umani e il benessere sociale (21%), salute (20%), arte e cultura (18%).
Molte fondazioni riconoscono l’importanza della collaborazione e di partenariato, sia con organizzazioni di pari livello sia con i governi, per ottenere un maggiore impatto sulla società. Tuttavia, le alleanze possono essere difficili da creare, gestire e sostenere. Da qui il dato relativo al fatto che, tra le fondazioni considerate nel rapporto, il 58% non collabora con altri soggetti operanti nel settore della filantropia.
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