Febaf racconta l’inclusione finanziaria degli immigrati in banca
Viene dall’est del mondo, spesso è donna e diventa sempre di più piccolo imprenditore o lavoratore autonomo aprendo rapporti di conto corrente, specialmente nel Nord Italia. E’ l’identikit dell’immigrato-imprenditore in Italia, così come raccontato da Febaf (Federazione delle banche, delle assicurazioni e della finanza) nella sua ultima newsletter settimanale (numero 5 del 2015), che si “bancarizza” rafforzando l’imprenditoria straniera nel nostro Paese, tracciato dall’Osservatorio nazionale sull’inclusione finanziaria . In tre anni, secondo i dati dell’iniziativa Abi-Cespi, i conti correnti intestati alle piccole imprese gestite da migranti sono aumentati del 42 per cento. Bangladesh, Pakistan, Cina ed India le comunità con gli incrementi più consistenti. Rilevante e in ascesa, l’imprenditoria femminile: ormai quasi un conto corrente su tre è intestato a donne (era uno su quattro nel 2012). E’ chiaramente il nord la zona a maggior concentrazione “finanziaria”, con il 63% dei conti attivati; seguono il Centro (30%) e i il Sud con il 7%. Percentuale, quest’ultima del Meridione, comunque significativa: da un lato perché in forte crescita rispetto agli anni precedenti, dall’altro perché è da valutare sul totale degli immigrati, che sono concentrati per l’85% al Nord. Di inclusione finanziaria ha parlato Paolo Garonna, segretario generale Febaf, nel suo intervento al Seminario accademico organizzato dall’Università di Bologna (prof. Gilberto Antonelli) e dalla Humboldt Università di Berlino sulle disuguaglianze e la modernizzazione dei sistemi sociali e occupazionali.
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