ET.INTERVISTA /245: Corrado Gaudenzi
«Eurizon è pronta a un fondo circular»
Definire una tassonomia delle aziende circular, per arrivare a creare un prodotto di investimento con pochi precedenti sul mercato, capace di incorporare al meglio il modello circolare. È la sfida lanciata da Eurizon, e che dovrebbe portare «nel giro di pochi mesi a presentare al mercato un fondo equity fortemente caratterizzato su questo tema». Ad anticipare il progetto a ETicaNews è Corrado Gaudenzi, Responsabile Long Term Sustainable Strategies di Eurizon. Con questa importante novità, Gaudenzi apre idealmente i lavori del prossimo @salone.SRI, dove sarà presente nella conferenza con MSCI delle 12 (Social Issues and COVID-19). E, in qualche modo, evidenzia quanto stiano rafforzandosi i legami tra finanza ed economia reale (filo conduttore di @salone.SRI 2020). Queste tematiche hanno bisogno di essere divulgate in modo appropriato, perché il mondo della finanza responsabile, spiega, «ha maturato la propria consapevolezza, e oggi vedo molto dinamismo dal lato dell’offerta. Ma la garanzia della svolta sarà convincere l’investitore finale, e qui occorre fare ancora strada attraverso comunicazione e, soprattutto, educazione». A cominciare dai nuovi modelli di ricerca e di investimento. Come, appunto, il fondo circular che arriverà.
Come nasce questo progetto di “tassonomia” circolare?
Ci siamo trovati a rispondere a sollecitazioni del mercato, e abbiamo rilevato molto poco dal lato dell’offerta. Ci sono alcuni prodotti in circolazione, ma spesso sono piuttosto generici e, talvolta, utilizzano impropriamente il concetto “circular”. E ci siamo resi conto che costruire un progetto credibile richiede determinate condizioni
Perciò avete accettato la sfida.
Per arrivare a una categorizzazione ci vuole uno sforzo importante e nel nostro caso è stato d’aiuto il contesto di gruppo giusto. Il punto di partenza è riuscire a misurare questa “circolarità”. E la grande difficoltà è che, a differenza dagli ambiti tradizionali della finanza Sri, dove ci sono metriche e standard di rendicontazione riconosciuti (si pensi al Gri o agli Sasb), in questo ambito non ci sono. La stessa Ue, nel regolamento sulla Tassonomia, ha previsto che arrivino standard, ma la casella è ancora quasi del tutto vuota. Perciò, di fatto, mancano le informazioni di partenza.
E, quindi, come interviene il contesto del gruppo Intesa Sanpaolo?
È stato fondamentale. Da tempo è stata sviluppata all’interno del gruppo la cultura circolare e la previsione di analisi per la concessione di finanziamenti alla circular economy (plafond da 5 miliardi), per cui ci sono team che già identificano specifici progetti capaci di contribuire alla transizione circolare. Abbiamo inoltre fatto ricorso a ogni fonte informativa di network [VEDI IMMAGINE 1]. Tra tutte, anche la ricerca prodotta dalla Fondazione Ellen MacArthur, punto di riferimento in questo ambito, e di cui il nostro gruppo é partner di primo piano da anni.
Risultato?
Siamo riusciti ad andare oltre il limitato nucleo di informazioni cui il mercato normalmente può accedere. E abbiamo costruito un modello per la valutazione delle aziende. Individuando, come punto di partenza, tre categorie di aziende in base al tipo di apporto circular [VEDI IMMAGINE 2] : transizione circolare (le aziende che in prima persona si stanno trasformando); facilitatori; e fornitori.
Assegnate uno score?
Per ora abbiamo potuto costruire una griglia che consente di capire chi è più avanti di altri. Non è ancora un vero e proprio punteggio, per cui ci vorrebbe un set di informazioni completo, metriche e standard condivisi. Inoltre, servirebbe una copertura su tutte le aziende, mentre oggi il set informativo non è completo. Detto questo, siamo però fiduciosi di riuscire a intercettare le aziende che hanno già raggiunto uno stadio più avanzato.
Questo sforzo porterà a un nuovo prodotto?
Esatto, l’obiettivo è creare un fondo equity fortemente caratterizzato su questo tema.
Quando arriverà sul mercato?
Siamo sostanzialmente pronti, ma essendo un progetto non standard, è plausibile che possa essere necessario ancora qualche mese di lavoro.
Come sarà composto?
L’universo investibile di partenza è composto di qualche centinaio di società, identificate su un universo di oltre 2000 aziende internazionali che hanno requisiti minimi di liquidità e che forniscono il set informativo necessario. Con queste identificheremo un paniere più ristretto di aziende che presentano le caratteristiche migliori di “circolarità” all’interno di ogni categoria. La categoria “transizione circolare”, ossia le aziende più committed, costituiranno ovviamente la parte preponderante del portafoglio.
Infine, una domanda sulle performance. Avete simulazione di confronto per questo fondo?
No, non le abbiamo in via diretta, poiché non esistono benchmark con cui un confronto sarebbe consistente. Ci sono microevidenze confortanti. E ci sono le analisi della Ellen MacArthur Foundation che, nel primo semestre 2020, rileva una over performance media del 5% da parte dei prodotti, per così dire, circular, rispetto ai rispettivi benchmark.
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