ET.analist / Candriam e Kartesia: «I dati Esg nei mercati privati»
ET.analist è lo spazio in cui ETicaNews raccoglie i contributi di analisti, asset manager e studiosi che fanno il punto su temi specifici del mondo della finanza sostenibile. Nel numero 35 (Finanza Sri, gli ultimi report degli analisti/35), è stata riportata un’analisi di Vincent Compiègne, Deputy Global Head of ESG Investments & Research di Candriam, e Coralie De Maesschalck, Head of CSR & ESG di Kartesia, su come l’applicazione dei criteri Esg nei mercati privati possa porre una grande sfida per i dati, soprattutto per le piccole società.
In questo contributo, gli autori analizzano il dibattito settoriale sui dati Esg, soprattutto nei mercati privati. In particolare, l’analisi si concentra su tre aspetti della questione:
- Raccolta dati. «Quando esaminano le società più piccole, gli analisti Esg si trovano di fronte a un prima sfida molto concreta, ossia la carenza di risorse: molte società non sono semplicemente in grado di allocare tempo o personale alla produzione di report Esg», sottolineano gli esperti. «Un altro ostacolo è rappresentato dalla disponibilità e dalla qualità dei dati, che sono disomogenee e strettamente legate all’attività delle società», aggiungono.
- Due diligence. Gli analisti evidenziano l’importanza della fase di due diligence, che «comporta un’analisi completa dei punti di forza e delle debolezze delle società in ambito di sostenibilità, con l’obiettivo di aiutarle a migliorare sostanzialmente il loro profilo Esg». I due autori rilevano che «il management delle piccole imprese tende a mostrare una maggiore sensibilità ai temi della sostenibilità rispetto alle società più grandi» e «ad avere un’idea più chiara e concreta dell’impatto ambientale o sociale delle loro attività». Questo permette «di definire indicatori e KPI pertinenti in modalità collaborativa, privilegiando quelli più importanti per gli stakeholder, come nel caso degli attivi immateriali».
- Rilevanza dei dati. «Nel caso delle aziende più piccole, non è possibile utilizzare una serie di dati standard; l’importanza dei dati deve essere valutata su base specifica a seconda del settore, dell’ambiente normativo e delle trasformazioni sociali», evidenziano gli analisti.
Infine, gli autori riconoscono che «l’Sfdr (Sustainable Finance Disclosure Regulation) rappresenta sicuramente un passo nella giusta direzione, ma la pertinenza dei dati scelti rimane discutibile». I problemi rilevati sono: le norme tecniche di regolamentazione, che «risultano ancora poco chiare in merito agli indicatori e ai modelli»; e l’interpretazione rigorosa delle normative relative alle categorie di prodotti, che «sta portando il settore a concentrarsi su ambiti ad alto rischio e temi specifici che massimizzano le esternalità positive».
CandriamCoralie De Maesschalckesget.analistKartesiastudiericercheVincent Compiègne