Engagement e climate change, Total si fa green ma non basta
Total si impegna a un obiettivo net zero carbon entro il 2050, ma gli attivisti di ShareAction chiedono azioni più incisive in tutti i 130 Paesi in cui opera, non solo in Europa. Come riportato nella Rassegna aumentata ESG/218 di lunedì scorso, il gigante petrolifero ha annunciato una riduzione delle sue emissioni a livello mondiale ma ha suscitato reazioni contrastanti tra gli investitori: da un lato quanti hanno accolto con favore l’impegno net zero, dall’altro quanti ritengono che l’annuncio del 5 maggio sia stato un «chiaro tentativo di evitare una ribellione degli azionisti alla sua assemblea degli azinisti» che si svolgerà il 29 maggio. La mossa ha fatto seguito ad analoghi impegni assunti negli ultimi mesi da Shell, BP e Repsol ed è arrivata dopo un engagement durato mesi con gli investitori istituzionali attraverso il gruppo globale Climate Action 100+. Alcuni attivisti e investitori lo ritengono un tentativo “concertato” di minare il sostegno a una risoluzione degli azionisti più progressista che è stata presentata il 15 aprile. In particolare ShareAction ha chiesto a Total di fissare obiettivi assoluti di Scope 1, 2 e 3 in linea con gli obiettivi climatici di Parigi criticando la decisione di concentrarsi sulla propria supply chain nei Paesi Ue in cui è già richiesta una riduzione delle emissioni a net zero entro il 2050, tralasciando i Paesi con politiche meno restrittive sul clima. La risoluzione del 15 aprile, infatti, chiedeva al colosso dell’Oil di tenere conto delle emissioni generate dall’uso dei suoi combustibili fossili in tutti i 130 Paesi in cui opera, non solo in Europa.
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