analisi di amundi sul ruolo dei gestori passivi
Engagement al cuore dell’ESG
Stiamo assistendo a un aumento degli investimenti ESG sia in gestione attiva che passiva. Con €42 miliardi di euro di flussi nel 2020 contro €17 miliardi nel 2019, il mercato europeo degli ETF ESG cresce a ritmo significativo. Il totale degli asset under management (AuM) degli ETF/ETP ESG è ora vicino a 139 miliardi di dollari in Europa (i)
Integrare l’ESG nelle strategie indicizzate
Un investitore passivo può integrare i valori ESG nella propria strategia di investimento in due modi. Il primo, più comune, è l’investimento stesso: si tratta di esplorare l’intero spettro di indici sostenibili per trovare quello più in linea con i valori e gli obiettivi di investimento dell’investitore.
Può trattarsi di un indice semplicemente basato sulle esclusioni, o su un indice best-in-class con regole più ferree. Fermandosi a questo primo approccio, gli investitori rischiano però di perdere l’opportunità di amplificare l’impatto del loro investimento. Per ottenere la piena integrazione dei loro valori, gli investitori dovrebbero puntare quindi anche sull’engagement.
Per la maggior parte degli investitori in ETF, la priorità in fase di due diligence è comunque la scelta dell’indice, seguita da quella del fondo. Assicurarsi che l’indice sia in linea con gli obiettivi dell’investitore è estremamente importante, così come verificare che l’ETF replichi l’indice in modo continuativo o che abbia un giusto prezzo. Ma perché, quindi, anche l’emittente è importante?
Agire con coerenza
Gli investitori che scelgono strumenti che replicano un indice godono degli stessi diritti che avrebbero optando per un investimento a gestione attiva. Facendo buon uso di tali diritti, il gestore patrimoniale può indirizzare il cambiamento in modo sostenibile e assicurarsi che vengano centrati gli obiettivi dell’investitore.
Per esempio, un investitore può scegliere un ETF che replica un indice sul clima poiché crede nell’importanza di concretizzare gli obiettivi dell’accordo di Parigi.
Se l’emittente dell’ETF selezionato utilizzasse peró i suoi diritti di azionista per votare contro le risoluzioni sul clima, agirebbe in linea con i valori e gli obiettivi dell’investitore?
Guardare più in profondità
Gli ETF ESG sono disponibili presso la maggior parte degli emittenti, pertanto è importante guardare oltre le comunicazioni di marketing e condurre un’analisi più approfondita per assicurarsi che gli investitori ottengano il massimo impatto attraverso la loro allocazione ESG.
Ad esempio, è possibile verificare le politiche di voto e di engagement della società di gestione? I voti espressi coincidono con quanto viene dichiarato pubblicamente e con i valori fondamentali per gli investitori?
La maggior parte dei gestori pubblica le proprie politiche e report in modo trasparente sul sito web, ma considerare anche l’opinione di un’organizzazione indipendente può essere utile.
Un’associazione che riferisce circa le attività di voto dei maggiori asset manager è ShareAction che, nel rapporto «Voting Matters 2020», ha esaminato nello specifico l’attività di voto sul clima e sull’impatto sociale di 60 asset manager di rilievo.
Per quanto concerne i 10 più grandi emittenti di ETF in Europa, notiamo una disparità nell’approccio al voto su questioni climatiche e sociali (grafico). Questi dati rendono evidente la necessità, da parte dell’investitore, di condurre un’accurata due diligence per assicurarsi che l’ETF che si sta acquistando sia gestito in modo coerente rispetto all’obiettivo di investimento.
Un gestore passivo esperto è in grado di replicare un indice ESG. È il suo lavoro. Ma un gestore credibile deve essere in grado di fare un passo in più, dimostrando l’impatto della propria politica di voto e di engagement. Amundi adotta un approccio di engagement e voto solido, che include sia le gestioni attive che quelle indicizzate.
Vincenzo Sagone
Head of ETF, Indexing & Smart Beta business unit di Amundi SGR
(i)Fonte: ETFGI Global ESG ETF and ETP industry insights – marzo 2021
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