Emissioni, il tribunale ferma le ong nella causa contro la Francia
Va bene bacchettare gli Stati se non rispettano gli impegni climatici annunciati, ma senza esagerare. Il Tribunale amministrativo di Parigi è tornato a sentenziare su quello che in Francia è stato definito “L’Affaire du siècle” (il caso del secolo): la causa portata avanti con successo da quattro Ong ambientaliste contro lo Stato francese per il mancato rispetto degli obiettivi nazionali di carbonio.
Il caso risale al 2019, quando quattro Ong, sostenute da una petizione firmata da oltre 2,3 milioni di persone, hanno chiesto alla Corte di riconoscere lo Stato responsabile del mancato rispetto degli obiettivi nazionali di carbonio fissati dopo l’Accordo di Parigi del 2015. Le ong avevano anche chiesto di condannare lo Stato a pagare una somma simbolica di un euro come risarcimento per il danno ecologico e il pregiudizio morale causato dal suo fallimento e ad adottare ulteriori misure per rispettare i suoi impegni.
Nelle sentenze del 3 febbraio e del 14 ottobre 2021, la Corte aveva dato ragione alle ong e aveva ordinato allo Stato di adottare tutte le misure appropriate per riparare il conseguente danno ecologico e di prevenire ulteriori danni riducendo le sue emissioni.
A luglio 2023 le ong sono tornate in tribunale, accusando lo Stato di non aver intrapreso azioni sufficienti per conformarsi alle ingiunzioni della Corte. Questa volta, oltre a chiedere ulteriori misure di esecuzione da imporre allo Stato, le ong hanno chiesto alla Corte di comminare una sanzione pecuniaria di 1,1 miliardi di euro.
La sentenza pronunciata il 22 dicembre 2023, però, ha respinto la richiesta delle ong, ritenendo che le azioni dello Stato fossero sì tardive, ma tutto sommato sufficienti a porre rimedio al danno ecologico causato dalle sue emissioni di carbonio. Le Ong hanno già annunciato che faranno appello contro la decisione della Corte.
Accordo di Parigiemissioni di carbonioET.litigationfranciaobiettivi climaticiongStato