L’economia sociale in Italia è costituita da 379.176 organizzazioni con un valore aggiunto complessivo di oltre 49 miliardi di euro, 1,52 milioni di addetti e più di 5,5 milioni di volontari. A prendere le misure del settore è il primo Rapporto su “L’economia sociale in Italia. Dimensioni, caratteristiche e settori chiave”, realizzato dall’European Research Institute on Cooperative and Social Enterprises (Euricse) in collaborazione con l’Istituto nazionale di statistica (Istat).
L’analisi prende in esame le associazioni, le cooperative, le mutue, le fondazioni e le altre istituzioni no profit come le imprese sociali, su dati 2015-2017. Emerge che, rispetto al settore privato, l’economia sociale rappresenta l’8% delle organizzazioni, il 6,7% del valore aggiunto, il 9,1% degli addetti e il 12,7% dei dipendenti.
I dipendenti sono per il 57,2% donne, in media con un livello di istruzione superiore dei colleghi che lavorano nelle imprese tradizionali. Le organizzazioni del sociale operano principalmente negli ambiti delle attività artistiche, sportive e di intrattenimento (37%). I settori più rilevanti dal punto di vista economico e dell’occupazione sono quelli dell’istruzione (circa 60% di addetti e valore aggiunto), della sanità e dell’assistenza sociale (35,9% del valore aggiunto e 45,1% degli addetti).
Inoltre, il rapporto mette in rilievo che, guardando all’intera economia italiana, sia la parte pubblica che quella privata, il contributo delle organizzazioni dell’economia sociale alla formazione del valore aggiunto nazionale è del 3,4 per cento. Ci sono però forti differenze a livello geografico: la Lombardia ha la una maggiore concentrazione di organizzazioni: oltre il 15% di tutto il Paese con il 22% del valore aggiunto. In seconda posizione c’è l’Emilia-Romagna, con l’8% delle organizzazioni e il 15% del valore aggiunto.
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