Diversity, aumenta il divario tra grandi e piccole aziende
Un progresso rallentato dalle small cap. Così Morningstar, in una recente analisi, definisce l’evoluzione della gender diversity all’interno dei board aziendali. Come riportato dalla rassegna sostenibile di questa settimana (Et.Observer/168 – gender diversity “frenata” dalle piccole) nel complesso, i consigli di amministrazione delle aziende dell’indice Russell 3000 sono diventati più diversificati dal 2010. Quasi un quinto delle società analizzate ha ora tre o più donne nei board, e i consigli di amministrazione “all-male” sarebbero in minoranza. Ma a uno sguardo più attento emerge un gap in progressivo allargamento: quello tra le small cap rispetto alle prime 500 società per capitalizzazione.
Le prime, infatti, avrebbero una percentuale di gender diversity nei board equivalente a quella vantata dalle società dell’S&P 500 un decennio fa. E, se si guarda al mercato, la disparità sembra aumentare nel tempo: il divario tra l’S&P 500 e le altre società del Russell 3000 è in crescita.
Le donne, infatti, in media detengono il 23,7% dei posti nei consigli di amministrazione delle 500 maggiori aziende alla fine del 2017, in crescita rispetto al 15,2% del 2009. Nelle 2.500 aziende al di sotto della top 500 le donne in cda sono in media il 13,6%, comunque in crescita dal 9,1% del 2009
A questo si somma il dato che vede le donne detenere più poltrone in diversi cda: il 24% rispetto al 17,9% degli uomini. La spiegazione sarebbe da ricercare in un altro gap. «Le donne – scrive, infatti, Mornigstar – rappresentano solo una piccola parte delle posizioni dirigenziali delle aziende pubbliche e delle posizioni nei consigli di amministrazione esistenti. Di conseguenza, i board delle aziende stanno selezionando dalla stessa, piccola popolazione di donne dirigenti e consiglieri di amministrazione esistenti».
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