Disuguaglianze, ecco perché ha senso ridurre le retribuzioni dei ceo
Secondo l’Economic Policy Institute (Epi), dovrebbero essere approvate politiche che diano agli azionisti un maggiore controllo sulla “retribuzione eccessiva dei Ceo”, come riportato ne L’Occhio sostenibile della settimana/181. Il think tank non profit di Washington, che mira a includere le esigenze dei lavoratori a basso e medio reddito nelle discussioni di politica economica, sostiene in un suo nuovo report che il rapporto retributivo tra ceo e lavoratori era di 312 a 1 nel 2017, mentre la retribuzione media dei ceo delle 350 aziende più grandi era di 18,9 milioni di dollari. «La remunerazione in aumento dei ceo — sostiene l’Epi — non è legata a un aumento del valore del lavoro dei ceo; piuttosto è più probabile rifletta gli stretti legami dei ceo con i membri del board che decidono la loro paga. Se i consiglieri rendono conto tecnicamente agli azionisti, gli azionisti non sono particolarmente ben posizionati per mettere pressione sui membri del board per frenare le remunerazioni dei ceo».
Attenzione, la remunerazione dei ceo non è solo un tema simbolico. Questi livelli di remunerazione infatti condizionano le remunerazioni di altri manager privilegiati. Si tratta però di paghe non legate al contributo alla crescita economica, che possono essere ridotte a favore di una spinta ad altri redditi. Il documento riporta che «consentire agli azionisti di controllare l’eccessiva remunerazione dei ceo non è ovviamente sufficiente a rendere l’economia più equa, ma è utile». Secondo un’analisi condotta a metà maggio da Willis Towers su 724 aziende Russell 3000, le proposte “say-on-pay”, che forniscono agli azionisti una voce nella retribuzione dei dirigenti, hanno ottenuto un sostegno medio del 91% nell’ultima stagione di voto.
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