Deloitte, analisi della Tcfd nelle quotate italiane
La consapevolezza delle imprese quotate italiane in merito alla materialità del cambiamento climatico è in continua crescita. Alcuni passi in avanti, però, sono ancora da realizzare come l’incremento delle competenze degli organi di governance in materia di cambiamento climatico, e un’incidenza ancora troppo ridotta del climate change nelle politiche di remunerazione.
Lo scenario, si legge in una nota, emerge dalla seconda edizione del rapporto curato da Deloitte, “L’attuazione delle Raccomandazioni Tcfd nelle società quotate italiane”, che approfondisce le modalità con cui le società appartenenti agli indici azionari nel 2023 hanno affrontato i temi legati al cambiamento climatico e alla transizione energetica attraverso l’analisi di documenti pubblici, siano essi redatti per obbligo di legge o in forma volontaria. Il rapporto si concentra sull’attuazione delle raccomandazioni Tcfd, misurandone, se presenti, eventuali progressi in merito a quattro aree tematiche: governance, strategia, gestione del rischio, metriche e obiettivi.
Tra gli aspetti evidenziati nella nota, il fatto che la disclosure relativa a rischi e opportunità legati al cambiamento climatico continua a crescere (+17% rispetto al rapporto dello scorso anno). L’87% delle società italiane considera nei propri processi di gestione del rischio quelli legati al cambiamento climatico e una società su quattro ha sviluppato un’analisi di scenario utile a prevedere gli impatti evolutivi del cambiamento climatico sulla propria organizzazione (e viceversa).
Il 41% delle società dichiara la presenza di almeno un membro, all’interno del cda, dotato di competenze in tema Esg, cambiamento climatico e sostenibilità in senso lato. Nell’ultima edizione del rapporto si rilevava la presenza di almeno un consigliere solo per il 18% del campione
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