report di portfolio.earth sui finanziamenti "inquinanti"
Così la plastica sfugge alla Csr in banca
L’inquinamento da plastica negli oceani ha raggiunto livelli d’allarme senza precedenti. Si stima che ogni minuto un camion pieno di plastica finisca nei mari. Ed è proprio dalla preoccupazione che il settore finanziario non stia prendendo sul serio questa minaccia che nasce l’iniziativa portfolio.earth.
L’obiettivo del collettivo è di amplificare la crescente protesta pubblica sul tema, mettendo in luce il ruolo e la responsabilità delle banche che finanziano industrie dannose per la biodiversità. In particolare, il report “Bankrolling Plastics” analizza i finanziamenti forniti alle società chiave lungo la catena di approvvigionamento della plastica. Lo studio è stato pubblicato questo mese a poche settimane di distanza da una precedente analisi “Bankrolling Extinction” in cui la Ong analizzava le policy delle maggiori banche a livello mondiale in settori connessi ai rischi di impatto sulla biodiversità (vedi l’articolo Finanza, settore killer della biodiversità).
Le conseguenze dell’inquinamento
Il lavoro del collettivo, in questo caso, si focalizza sulle conseguenze dell’inquinamento da plastica sul pianeta, sintetizzando ancora una volta il rischio di “annientamento biologico”. Oggi, un milione di specie animali e vegetali rischiano l’estinzione; mentre tre quarti della superficie terrestre e due terzi delle aree oceaniche del pianeta hanno subito mutamenti significativi. Gli accordi internazionali, come gli Aichi Biodiversity Targets fissati nel 2010, spiega portfolio.earth, non sono riusciti ad arrestare e invertire la perdita di biodiversità.
Il collettivo, che aveva denunciato l’impatto incontrollato di banche e settore finanziario sulla biodiversità, focalizza qui l’attenzione sui finanziatori delle società chiave nella filiera della plastica. Lo studio è accompagnato dalla richiesta di un’azione concreta da parte di banche, autorità di regolamentazione, altri attori finanziari, magistratura, governi e cittadini, per creare regole, prese di responsabilità e la cultura giuste per fermare e invertire il declino della natura.
Le banche che finanziano la plastica
Il documento rivela che, tra gennaio 2015 e settembre 2019, le banche hanno fornito prestiti e sottoscrizioni per oltre 1.700 miliardi di dollari a 40 attori chiave della filiera della plastica. Il totale equivale, si legge nel rapporto, a 790 milioni di dollari al giorno in finanziamenti alle aziende coinvolte nella catena di fornitura globale della plastica.
portfolio.earth indica anche che le banche che hanno fornito la maggior parte dei finanziamenti inclusi nel rapporto hanno sede negli Stati Uniti e in Europa. I dieci maggiori finanziatori sono stati: Bank of America, Citigroup, JPMorgan Chase, Barclays, Goldman Sachs, Hsbc, Deutsche Bank, Wells Fargo, Bnp Paribas e Morgan Stanley. Messi insieme i loro finanziamenti rappresentano il 62% del capitale individuato nel report.
Inoltre, lo studio sottolinea che nessuna delle 20 banche che forniscono il maggior numero di finanziamenti ha sviluppato sistemi di due diligence, criteri nell’erogazione del credito o esclusioni dal finanziamento per quanto riguarda il settore degli imballaggi in plastica. Questo vuol dire che le banche non intraprendono azioni per comprendere, misurare e ridurre gli impatti dei loro prestiti all’interno della catena del valore della plastica.
Le azioni raccomandate
Alla luce dei risultati emersi dalla ricerca, il collettivo ha avviato una campagna per far sì che le banche non siano più in grado di sottrarsi alle proprie responsabilità per il ruolo che svolgono nel favorire l’inquinamento da plastica nel mondo. In particolare, il report punta il dito contro i modelli di business che dipendono dagli imballaggi monouso, mentre promuove quelli che danno la priorità al riutilizzo e le catene di fornitura e i servizi più localizzati.
Nello specifico, tre sono le azioni necessarie secondo portfolio.earth. Innanzitutto, le banche dovrebbero subordinare i finanziamenti alle aziende che fanno parte della catena di approvvigionamento degli imballaggi in plastica all’attuazione di best practice. In secondo luogo, i governi dovrebbero riscrivere le regole della finanza in modo da considerare le banche responsabili dei danni causati dai loro prestiti. Infine, le aziende dovrebbero adottare le migliori pratiche internazionali per ridurre la produzione di plastica vergine e aumentare la riutilizzabilità dei prodotti in plastica.
Alessia Albertin
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