Compensazioni, le big puntano sui credits fai-da-te
Le società ad alta intensità di carbonio stanno finanziando e sviluppando i propri progetti di compensazione in-house, bypassando gli intermediari e creando crediti di carbonio interni. Lo riporta Bloomberg, illustrando come gli schemi esistenti vengono messi in discussione.
Come anticipato dalla rassegna sostenibile di questa settimana (OB/ 332 “Carbon credits, alcune società iniziano l’autoproduzione”), le società tra le grandi emettitrici, e quelle più a rischio in caso di contraccolpi negativi, sono diffidenti per la scarsa qualità e i discutibili benefici climatici degli schemi di compensazione in vendita sul mercato volontario del carbonio.
Shell è stata la prima grande azienda a tuffarsi nello sviluppo di offset e ha creato un team che sta lavorando a progetti di «soluzioni basate sulla natura». TotalEnergies prevede di investire 100 milioni di dollari all’anno in questi progetti per assorbire oltre cinque milioni di tonnellate di Co2 all’anno dal 2030. Bp possiede una quota di maggioranza in uno sviluppatore di compensazione del carbonio. Anche Orsted, Chevron, Bayer e Volkswagen si sono impegnati nella generazione di crediti per la rimozione del carbonio.
L’ingresso di grandi aziende potrebbe rapidamente professionalizzare il nascente mercato da 1,3 miliardi di dollari e innescare un nuovo ciclo di crescita, scrive la testata finanziaria. Tuttavia, il trend di produzione dei crediti di carbonio fai-da-te comporta anche diversi rischi: in primis, il greenwashing. Inoltre, c’è il rischio che le compensazioni possano disincentivare le società dalla riduzione delle emissioni e che diventino un’altra fonte di sfruttamento nei Paesi più poveri. Resta da vedere come reagiranno gli investitori attenti al clima.
BayerBpChevroncompensazione del carboniocrediti di carbonioemissionigreenwashingmercato del carbonioOrstedshellTotalEnergiesvolkswagen