In fase di definizione indicatori per la decarbonizzazione
Clima, ecco lo standard per il real estate
La Science-Based Targets initiative (Sbti) e il Carbon Risk Real Estate Monitor (Crrem) hanno firmato in febbraio una partnership per collaborare alla decarbonizzazione del settore immobiliare coerente con l’obiettivo dell’accordo di Parigi di mantenere l’aumento della temperatura al di sotto di 1,5°C. «Il progetto – ha sottolineato l’head del Crrem Sven Bienert – garantirà che i partecipanti al mercato abbiano libero accesso a percorsi di decarbonizzazione scientificamente solidi, fissati con l’aiuto di investitori e di stakeholder del settore e completamente allineati al protocollo di validazione degli obiettivi del Sbti». Karl Downey, Senior Technical Manager dell’Sbti, ha voluto sottolinere come «questa collaborazione fornirà alle aziende del settore edilizio una solida metodologia, i cui primi aggiornamenti saranno rilasciati ad aprile 2022. Non appena pronta, gli interessati potranno utilizzare questo strumento che sarà capace di aiutarli a canalizzare i loro sforzi e le loro azioni sul clima così da allinearsi con gli obiettivi dell’accordo di Parigi».
Non è la prima volta che, nel settore del real estate, vengono proposti strumenti e target per aiutare il settore a migliorare il proprio impatto. Fino ad oggi, tuttavia, i diversi standard e indicatori hanno generato confusione e poca trasparenza. Proprio per questo motivo, è nata la collaborazione tra Sbti e Crrem, ovvero primo esempio di partnership tra due provider di differenti standard che parlandosi, creeranno i presupposti per il perseguimento degli obiettivi climatici del settore del real estate. Più precisamente, la partnership prevede il raccordo delle metodologie di entrambe le organizzazioni ed è progettata per garantire uno standard globale per la decarbonizzazione degli edifici utile a chiarire e mostrare il percorso per raggiungere determinati obiettivi climatici. Gli edifici rappresentano un terzo del consumo energetico mondiale e rappresentano il 36% delle emissioni di gas serra nell’Ue, un mercato che, se incentivato ed equipaggiato degli strumenti adeguati, potrebbe garantire la riduzione del proprio impatto del 46% di emissioni tra il 2021 e il 2030, come dichiarato dalla Commissione europea.
A PROPOSITO DEL CRREM
Se la Science-Based Targets (Sbti) è ormai uno degli organismi più conosciuti a livello globale, e i suoi target per combattere l’innalzamento delle temperature sono seguiti da un paniere sempre più ampio di aziende e società di diversi settori, per il Crrem non vale la stessa notorietà, essendo un organismo nato specificatamente per la misurazione degli impatti climatici del settore del real estate. Il Carbon Risk Real Estate Monitor è un’iniziativa nata nel 2018 come progetto dell’Ue che ha fissato obiettivi precisi per ridurre le emissioni di Co2 coerenti con le ambizioni dell’accordo di Parigi specificatamente per il real estate. Oggi è finanziato dalla Laudes Foundation, e supportato oltre a diverse università europee anche dal Global Real Estate Sustainability Benchmark (Gresb). Un organismo, quest’ultimo da tenere d’occhio e non nuovo nel mondo real estate, anzi. Creato nel 2009, il Gresb è un’organizzazione privata che promuove investimenti immobiliari sostenibili e che pubblica, con cadenza periodica, informazioni e indicatori che aiutano gli operatori e i professionisti del settore property a valutare la loro strategia nel rispetto dei criteri Esg, individuando rischi, impatti e opportunità di miglioramento. Oggi, è il sistema di rating maggiormente accreditato a livello globale per il benchmarking e il reporting Esg di società immobiliari ed è utilizzato da più di 140 investitori istituzionali del settore real estate.
Pietro Menziani
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