STUDIO TSC-HSBC SUGLI IMPATTI CLIMATICI di filiera
Clima e supply chain. Covid? Un antipasto
Le aziende di tutto il mondo hanno appena vissuto una crisi importante nella gestione della supply chain, dovuta alle interruzioni improvvise causate dalla pandemia di covid-19. Eppure, secondo lo studio “Improving supply chain resilience to manage climate change risks“, pubblicato a giugno da The Sustainability Consortium (Tsc) e Hsbc, quanto accaduto alle catene di fornitura in seguito all’emergenza sanitaria potrebbe ripetersi con frequenza a causa dei cambiamenti climatici.
Hsbc e Tsc, organizzazione globale che riunisce tre università (Arizona, Arkansas e Wageningen), hanno analizzato gli impatti del climate change (eventi meteorologici estremi sempre più frequenti, esaurimento delle risorse, crisi socioeconomiche) sulle catene di approvvigionamento globali, e suggerito alle aziende di adottare le strategie necessarie per rafforzare e rendere resilienti le proprie catene di fornitura.
«Proprio come gli impatti del Covid-19 – si legge nel rapporto –, i rischi climatici possono creare una mancanza di offerta disponibile, abbassarne la qualità, aumentare i costi o provocare ritardi di consegna, mettendo a rischio la continuità delle operazioni aziendali». Gli effetti del climate change, come quelli della pandemia, possono essere «diffusi, a lungo termine, e provocare impatti senza precedenti». I cambiamenti climatici aumenteranno la frequenza e la gravità delle interruzioni nelle forniture rispetto a quanto sperimentato in passato, e genereranno modifiche strutturali delle supply chain alle quali le aziende dovranno necessariamente adattarsi. Fra i cambiamenti, secondo lo studio, ci sarà un ruolo sempre più rilevante delle clausole contrattuali che riguardano cause di forza maggiore, e un’attenzione più alta da parte degli investitori sulla gestione dei fornitori, che dovrà prevedere anche una riduzione delle emissioni lungo tutta la catena.
Quasi nessuna azienda era preparata per affrontare il rischio di un’epidemia globale, eppure, sostengono gli analisti, le organizzazioni che avevano adottato un approccio strategico «resiliente» riusciranno a reagire nel lungo periodo. Durante l’emergenza, le organizzazioni dotate di una strategia incentrata sulla sostenibilità sono riuscite a limitare i danni: «Ad esempio, ad aprile 202, il Good Governance US equity long/short index ha ottenuto una sovraperformance dello 0,66% rispetto all’S&P 500», scrivono gli analisti.
MIGLIORARE LA FORNITURA: “BRIDGING” E “BUFFERING”
Lo scopo dichiarato dello studio è aiutare le aziende a «capire perché i rischi climatici dovrebbero essere affrontati nella gestione della supply chain, e analizzare le opzioni a disposizione per renderla più resiliente». In particolare, gli analisti suggeriscono due strategie per migliorare la capacità di reagire a eventi imprevisti e proteggersi da inevitabili interruzioni dell’offerta:
- Bridging: strategie che prevedono una collaborazione più profonda con i propri fornitori, che aumenti la loro capacità di prepararsi e di riprendersi dagli shock: «Sapere chi sono, come operano, dove sono e cosa stanno facendo». Questo tipo di strategie prevede lo sviluppo di forti relazioni con i fornitori, l’impegno nella pianificazione e nel controllo dei loro rischi, il supporto finanziario o il trasferimento di expertise.
- Buffering: strategie di “protezione” nei confronti delle conseguenze di un eventuale fallimento del fornitore, o di un’interruzione inevitabile della catena. Questo tipo di approccio prevede, ad esempio, un aumento delle forniture detenute in magazzino, una pianificazione dei tempi più lunga, una maggiore diversificazione dei fornitori e della loro provenienza geografica, e una riduzione della specificità delle forniture. Inoltre, le aziende dovrebbero sviluppare procedure rapide di valutazione dei propri partner, che consentano di selezionare nuovi operatori in tempi brevi, e considerare una de-carbonizzazione complessiva della supply chain.
«Entrambe le strategie sono importanti per la resilienza della catena di approvvigionamento, e implicano una pianificazione strategica a lungo termine, tenendo conto degli impatti sociali e ambientali», si legge nello studio, che fornisce anche esempi concreti delle soluzioni analizzate e una selezione di risposte a specifiche domande sul tema.
Fabio Fiorucci
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