Analisi Robeco sul climate risk nell’insurance
Clima, doppio impatto sulle assicurazioni
Il settore assicurativo risulta doppiamente esposto ai rischi derivanti dal cambiamento climatico ma, al contempo, può approfittare delle opportunità connesse a una corretta “transizione”.
Da un lato, infatti, le compagnie assicurative e riassicurative devono fare fronte a maggiori sinistri causati dalle condizioni climatiche avverse. Un esempio in tal senso lo forniscono i dati diffusi ieri dalla Coldiretti sull’Italia: in questo inizio di autunno 2020 gli eventi metereologici avversi sono più che raddoppiati (+119%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (160 nubifragi, grandinate, tornado e bombe d’acqua che hanno provocato frane, esondazioni e vittime). A questo si somma l’impatto, sulle società assicurative, dell’investimento sui mercati finanziari dei premi che riscuotono per far fronte alle passività.
Ed Collinge, Global Head of Insurance Strategy di Robeco, nel documento “Cambiamento climatico, una questione che le assicurazioni non possono permettersi di ignorare” riportato nell’ultimo ET.Analist (vedi l’articolo Finanza Sri, ultimi report degli analisti/ 19), sottolinea come «le stesse società oggetto di investimento sono esposte al rischio climatico, in particolare in riferimento all’esigenza di decarbonizzazione nella transizione verso un’economia a basse emissioni».
IL PESO DEI SINISTRI E QUELLO DEGLI INVESTIMENTI FUTURI
Collinge insiste sulla necessità di affrontare “con urgenza” tale “doppio impatto”. I costi sempre maggiori sulle attività da assicurare contro i rischi del climate change portano a domandarsi cosa sia realmente «assicurabile» in futuro, con una conseguente esclusione potenziale di imprese che operano in zone “climaticamente” esposte (come quelle vicine alle coste, o nelle pianure alluvionali). Gli assicuratori, però, secondo Robeco «sono in una posizione privilegiata per poter essere parte della soluzione» in quanto, oltre alla possibilità di scegliere quali imprese assicurare, possono “influenzare” le soluzioni sul cambiamento climatico spostando semplicemente il peso dei loro investimenti. Collinge invita anche a prestare attenzione alla distinzione tra investimenti in portafogli azionari e obbligazionari: le strategie fixed income, in quanto più difensive «comportano un minor rischio di investimento climatico, un minor potenziale di rendimento e una minore influenza sull’azienda (che avviene attraverso il voto, e che può essere esercitato solo per le partecipazioni azionarie) rispetto ad un portafoglio più aggressivo». È qui che si posizionano principalmente gli investimenti degli assicuratori che tendono verso strategie difensive con portafogli anche «fino al 90% focalizzati sul reddito fisso».
Questo orientamento, però, gioca a favore delle società che si impegnano negli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdgs) delle Nazioni unite che si trovano nella posizione di avere maggiori probabilità «di ricevere upgrade di rating e meno probabilità di essere declassate rispetto alle aziende dei settori ad impatto negativo».
Anche i portafogli passivi, secondo Robeco, possono ridurre l’intensità delle emissioni di carbonio grazie all’enhanced indexing, che rimuove i titoli a maggiori emissioni dal benchmark di riferimento, ma senza creare un significativo scostamento dallo stesso. Infine, l’active ownership attraverso il voto e l’engagement può essere uno strumento potente.
EIOPA, CONSULTAZIONE SULL’“ORSA”
L’esposizione degli asset agli effetti della transizione in risposta al cambiamento climatico rientra anche nell’analisi della European Insurance and Occupational Pensions Authority (Eiopa), la quale rileva come oltre il 10% degli asset in mano agli assicuratori europei sia investito in tal senso. Si profilano, però, all’orizzonte, altri rischi non prevedibili «ed è qui che potrebbe risiedere il rischio reale». In generale, secondo Robeco, aumenta la necessità da parte delle Authority di verificare la capacità delle assicurazioni di pagare i sinistri futuri tramite l’imposizione di stress test sul settore.
Proprio lunedì scorso Eiopa ha avviato una consultazione su una bozza di parere di vigilanza relativo all’uso degli scenari di climate risk nella “Valutazione del rischio proprio e della solvibilità” (Own Risk and Solvency Assessment – Orsa) delle compagnie assicurative. La bozza di parere, si legge nella consultazione «illustra alle autorità nazionali competenti le aspettative dell’Eiopa sulle modalità di vigilanza dell’integrazione degli scenari di cambiamento climatico da parte degli assicuratori nella loro Orsa, applicando un approccio proporzionato basato sul rischio», e fa seguito al parere dello scorso anno sulla sostenibilità nell’ambito di Solvency II.
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