I profitti record dell’industria Oil&Gas hanno riportato le società di combustibili fossili sul radar di molti investitori e l’attivismo climatico degli azionisti è calato drasticamente durante l’ultima stagione di voti per delega sia negli Stati Uniti che in Europa.
Come anticipato dalla rassegna sostenibile della scorsa settimana (OB/ 338 “Oil&Gas, attivismo climatico in calo”), negli Usa, durante le assemblee annuali degli azionisti, Exxon Mobil e Chevron hanno facilmente respinto le risoluzioni climatiche di Follow This che miravano a costringere le compagnie petrolifere ad allinearsi all’Accordo di Parigi e a ridurre la produzione di combustibili fossili. Le proposte hanno ottenuto solo il 10% di voti a favore.
In Europa, mozioni simili mosse durante le riunioni annuali delle major Bp, Shell e TotalEnergies hanno ricevuto maggiore sostegno da parte degli azionisti, ma sono comunque scese ben al di sotto del 50% richiesto per passare.
In una sua analisi dei risultati dell’ultima stagione di proxy voting, la testata economica Bloomberg ha osservato che l’attivismo degli azionisti per accelerare le azioni delle Big Oil sui cambiamenti climatici, sostenuto dai rendimenti deboli, è sceso dopo l’impennata dei prezzi dell’energia, e quindi dei profitti per gli azionisti, dell’anno scorso.
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