Carbonsink: il mercato volontario fermo all’1% delle emissioni
«Il mercato volontario dei crediti di carbonio oggi rappresenta l’1% delle emissioni globali, è un mercato che è cresciuto, ma estremamente di nicchia e cercare di portare questo 1% a crescere è una grande sfida. I limiti risiedono nel fatto che è un mercato complesso, soprattutto per quanto riguarda la parte della realizzazione e certificazione dei progetti». Lo ha spiegato Andrea Maggiani, fondatore di Carbonsink e Global tech e strategy Director di South Pole, in occasione dell’evento che si è tenuto ieri a Palazzo Mezzanotte a Milano organizzato da Carbonsink, società del gruppo South Pole e leader nella consulenza climatica, in collaborazione con Borsa Italiana. L’incontro ha approfondito l’argomento della compensazione attraverso i crediti di carbonio come strumento di accelerazione delle strategie net-zero delle aziende.
Maggiani ha aggiunto che gli strumenti necessari per la crescita del mercato sono «più trasparenza, digitalizzazione e meccanismi sempre più standardizzati».
Secondo Maggiani, è il momento anche per spingere sulla carbon finance, strumento importante per la transizione verso il net zero. «Guardando i dati di oggi, dovremmo arrivare a circa 10 Gt di Co2 rimossa sia con l’utilizzo delle risorse naturali sia attraverso le tecnologie, ma il grande problema è che non abbiamo ancora le tecnologie necessarie per il raggiungimento di questo scopo. Al momento, riusciamo a rimuovere 2 Gt di Co2 attraverso le risorse naturali, come le foreste e l’utilizzo efficiente del suolo, ma solo l’ 1-2% riusciamo a toglierlo con l’uso delle tecnologie. Abbiamo quindi un grande gap negli investimenti delle tecnologie di cattura».
Andrea MaggianiCarbonsinkcompensazionecrediti di carbonioSouth Pole