Aberdeen e governance: azionisti ma anche creditori attivi
Bond, più valore se il fondo fa engagement
In occasione della recente Investment Conference di Aberdeen, alcuni gestori dei fondi della società hanno approfondito il ruolo della corporate governance nelle decisioni di investimento. Ma oltre, certo, a sottolineare la sua centralità per gli azionisti e per il loro compito di azionariato attivo, come ormai fanno numerose società di asset management, gli esperti della società sono andati oltre: per dirla con le parole di Neil Murray, «anche nel caso degli investitori obbligazionari abbiamo un ruolo importante nella definizione delle politiche di gestione poiché una governance migliore e maggiori controlli riducono il costo del debito».
D’accordo, la situazione è diversa rispetto alle azioni perché i gestori obbligazionari non possiedono la società. Infatti gli obbligazionisti prestano denaro a governi e imprese. Comunque sia, i gestori di Aberdeen ne sono convinti e agiscono di conseguenza: non esiste solo l’engagement da parte degli investitori in azioni ma anche quello da parte dei bond holder. Una sorta di creditori attivi.
Per i fund manager di Aberdeen la qualità del management è un fattore chiave, ovvero il rendimento dei manager attraverso diversi cicli economici e il modo in cui hanno trattato gli azionisti in passato: «Inoltre, valutiamo gli altri investitori nella società e i rischi che possono arrecare agli azionisti. Ci sono ulteriori indicatori finanziari e aziendali importanti, ma la qualità delle persone che operano nell’ambito delle società definirà in ultima analisi la qualità della governance».
Aberdeen ha condotto una ricerca (leggi Gestori spinti alla sfida governance) in cui l’85% degli intervistati ha dichiarato che i gestori dovrebbero impegnarsi con le società in cui investono sia nella fase di due diligence che precede l’investimento, sia successivamente a intervalli regolari. Ma come si comportano i gestori dell’asset manager che ha fatto lo studio? Per tutti loro risponde il fund manager Devan Kaloo: «Esaminiamo attentamente tutte le società prima di investire per assicurarci che adottino un approccio di gestione prudente e rispondano agli azionisti. Una volta avviato l’investimento, continuiamo il monitoraggio e una rigorosa due diligence poiché è importante che la società e il suo consiglio di amministrazione siano consapevoli del nostro intervento e siano pronti a rispondere del loro operato».
Dalla ricerca è emerso inoltre che solamente il 43% degli intervistati ritiene che i gestori si impegnino efficacemente con le società in cui investono, mentre ben il 37% pensa che non lo facciano.
Devan Kaloo concorda che in generale il settore dell’asset management non si impegna adeguatamente nelle società in cui investe: «La governance richiede parecchio lavoro, pertanto molti gestori esternalizzano questa attività a fornitori terzi che spesso si limitano a spuntare una checklist. Per spingere le società in cui si investe ad agire per il meglio è necessario un impegno attivo. Per questo noi controlliamo la governance e parliamo con il consiglio di amministrazione e con i singoli manager.
In particolare, per quanto riguarda l’ambito degli investimenti Sri (sostenibili e responsabili) il gestore Neil Murray ci ricorda che molti investitori di tutto il mondo presentano requisiti specifici per i criteri di investimento che riguardano ambiente, governance e fattori sociali (Esg): «Nella nostra ricerca e nel processo di valutazione adottiamo questi requisiti, per esempio non prestiamo denaro a certe società o in determinati settori. Questo ha un impatto sul costo del debito delle società su scala globale».
Fabrizio Guidoni
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