Per violazioni dell’ambiente e dei diritti umani
BlackRock denunciato alla “corte” dell’Ocse
Nell’era dei contenziosi climatici e delle cause Esg, nessun inquinatore può dormire sogni tranquilli. Nessuno è troppo grande per essere denunciato, nemmeno il più grande gestore patrimoniale del mondo. Come dimostra la denuncia contro BlackRock presentata il 20 novembre dalle ong Friends of the Earth e Articulation of Indigenous Peoples of Brazil al meccanismo di reclamo dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). L’accusa è di aver contribuito direttamente alle violazioni dell’ambiente e dei diritti umani attraverso i suoi investimenti nel settore agroalimentare. L’asset manager gestisce asset per oltre 11 trilioni di dollari, più della spesa pubblica combinata dei 10 Paesi più ricchi del mondo. La sua influenza quindi è enorme.
Secondo il reclamo, l’asset manager non solo non ha adempiuto ai suoi obblighi internazionali, ma ha anche aumentato gli investimenti in aziende agroalimentari che causano la deforestazione e la perdita di biodiversità e violano i diritti delle popolazioni indigene. Il tutto pur conoscendo i rischi materiali di queste operazioni e le violazioni specifiche compiute dalle società partecipate. La denuncia è stata presentata ai sensi delle Linee guida dell’Ocse per le imprese multinazionali presso il Punto di contatto al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.
LE “MANIERE FORTI”
Prima di ricorrere alla denuncia, per anni, le ong si sono impegnate in un dialogo con BlackRock per indurre il gestore ad affrontare le problematiche a cui stava contribuendo con i suoi finanziamenti: la deforestazione, la perdita di biodiversità, l’accaparramento di terre, le violazioni dei diritti umani e dei diritti delle popolazioni indigene. Le iniziative di engagement, però non hanno avuto successo, con la società di investimenti che negli anni ha continuato e in molti casi aumentato gli investimenti nelle aziende agroalimentari implicate nelle violazioni. «Ci auguriamo che questa denuncia spinga BlackRock ad adempiere ai propri obblighi ai sensi dei quadri internazionali e ad allontanare gli investimenti dalle imprese agroalimentari che contribuiscono alla crisi climatica e alle gravi violazioni dei diritti umani», ha commentato Gaurav Madan, attivista senior per i diritti forestali e fondiari di Friends of the Earth US. E ha rimarcato che «i ripetuti fallimenti delle iniziative aziendali volontarie indicano che è necessaria e urgente una maggiore regolamentazione per il settore agroalimentare e il sistema finanziario che lo supporta».
Per compilare il reclamo, Friends of the Earth ha esaminato i dati disponibili al pubblico sulle partecipazioni azionarie di BlackRock tra gennaio 2019 e giugno 2024 in 20 aziende agroalimentari. La ong ha trovato prove documentate di violazioni dei diritti ambientali e umani nei settori dell’olio di palma, della polpa/carta, della soia, del bestiame, del legname e della biomassa. L’analisi ha anche rilevato che il gestore ha investito più di 5 miliardi di dollari in queste 20 società, ha aumentato i suoi investimenti di 519 milioni di dollari dal 2019 ed è tra i primi 10 azionisti in tutte e 20 le società. Inoltre, la denuncia cita anche un rapporto Forests & Finance che ha rilevato che BlackRock è il più grande investitore in società a rischio forestale in Sud America e Africa centrale e occidentale e il sesto più grande investitore in società a rischio forestale nel sud-est asiatico. Dal 2018 ad oggi, il gestore ha aumentato del 61% i suoi investimenti a livello globale in società a rischio forestale.
I PRECEDENTI
Il gestore ha commentato la denuncia al Guardian definendola senza merito, poiché la stragrande maggioranza delle partecipazioni a cui fa riferimento è detenuta in fondi indicizzati scelti dagli stessi clienti e da cui non è possibile disinvestire selettivamente. Tuttavia, questo argomento è già stato contestato in diversi contesti internazionali, incluso un precedente caso portato proprio all’Ocse contro la banca svizzera Ubs per l’uso di fondi indicizzati collegati a una società coinvolta nella sorveglianza degli uiguri nello Xinjiang da parte del governo cinese.
Inoltre, questo non è il primo caso di ong che cercano di far ritenere le istituzioni finanziarie responsabili per aver contribuito alle violazioni ambientali e dei diritti umani, attraverso il meccanismo di reclamo dell’Ocse. Il 12 febbraio 2024, le ong Inclusive Development International, Alternative Asean Network on Burma e Blood Money Campaign Myanmar hanno presentato un reclamo agli uffici Ocse negli Stati Uniti, Regno Unito e Paesi Bassi contro i tre fornitori di indici Ftse Russell, Msci e S&P. Anche in questo caso l’accusa riguardava la violazione delle linee guida dell’Ocse per le imprese multinazionali (Leggi l’articolo “Diritti umani, anche gli indici sotto tiro”). In assenza di normative internazionali giuridicamente vincolanti, infatti, le linee guida Ocse sono viste come un punto riferimento per la condotta aziendale responsabile.
Alessia Albertin
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