la CBF MISURA tutti GLI IMPATTI NEGATIVI dell'AZIENDA

Biodiversità, per Axa Im conta l’impronta

2 Lug 2024
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L'indicatore utilizzato dal gestore francese, sviluppato da Iceberg Data Lab, misura gli impatti nella catena del valore. Se ne è parlato in occasione di un evento, in cui il Forum per la finanza sostenibile ha presentato le sue linee guida. Per Etica sgr, occorre definire uno standard operativo

La biodiversità è la sfida del futuro, ma ancora è una sfida quasi priva di regole del gioco. La centralità dell’argomento è stata rilanciata anche dall’approvazione ufficiale lo scorso 17 giugno della Nature Restoration Law da parte del Consiglio Ue, una norma che mira al ripristino degli ecosistemi nell’Unione Europea e a un cambio di rotta nel considerare l’impatto umano sulla biodiversità. Ma la sua complessità è evidente nella difficoltà che gli operatori hanno di trovare indicatori.

Una strada interessante viene indicata da Axa Im, che utilizza la Cbf (Corporate Biodiversity Footprint), l’impronta azien­dale sulla biodiversità. «Pur non essen­doci – ha dichiarato Demis Todeschini, Head of Etf sales Italy di Axa Investment Managers – un indicatore unico per la misurazione, noi utilizziamo la Cbf. Al netto delle esclusioni delle società che hanno evidentemente controversie di natura ambientali, abbiamo bisogno di una misura di  confrontabilità che dica quanto è l’impatto di un’azienda rispetto a un’altra per fornire un ordine di priorità di allocazione».

Todeschini ha spiegato come funziona nello specifico l’indicatore sviluppato da Iceberg Data Lab. «Il Cbf (espresso in termini assoluti su base annuale) misura su tutta la catena del valore di un’azienda l’impatto negativo sulla biodiversità, intesa come abbondanza di specie per km quadrato. In altri termini misura quanta biodiversità viene completamente annientata e la misura in km quadrati. Se ad esempio a un’azienda viene attribuita una Cbf negativa di 10 km quadrati, ci dice che annualmente l’attività di questa azienda su tutta la catena del valore ha un impatto distruttivo della specie di 10 km quadrati».

Il Cbf può essere inoltre diviso in scope 1, 2, 3 e permette agli investitori di lavorare in maniera proattiva sia in termini di stewardship sia di engagement con le aziende in quanto dà un’indicazione specifica delle aree meno virtuose su cui è importante intervenire per ridurre l’impronta negativa di biodiversità.

LE LINEE GUIDA DEL FORUM

La complessità della frontiera biodiversità, e l’esperienza di Axa, sono emersi durante il convegno “Tutelare la biodiversità: il ruolo chiave della finanza sostenibile” organizzato la scorsa settimana dal Forum per la Finanza sostenibile.

L’occasione è stata utile anche per la presentazione del paper “Finanza sostenibile e biodiversità. Una guida per gli operatori”, frutto di un working group avviato dal Forum con i propri soci. Il documento fornisce delle prime linee guida agli operatori finanziari interessati a includere la tutela della biodiversità nelle proprie politiche, processi e prodotti.

All’incontro era presente anche Etica Sgr che ha sottolineato l’importanza della misurazione degli impatti degli investimenti sulla biodiversità. Dal canto suo la società prende in considerazione la biodiversità con un doppio approccio; quello di esclusione, eliminando cioè dall’universo investibile le società che hanno impatti negativi sulla biodiversità; oppure con un approccio inclusivo, per cui vengono valutate positivamente le società che, ad esempio, dimostrano di avere solide policy sul tema, e che di conseguenza hanno obiettivi che prevedono una rendicontazione anno su anno per vedere il progresso.

Secondo Cristina Colombo, Esg Analyst di Etica Sgr «la sfida dei prossimi anni sarà la necessità di definire uno standard operativo e capire quale può essere l’indicatore giusto per un tema così ampio come quello della biodiversità, che non è una misura ma ci sono tanti driver che contribuiscono al tema».

LE AZIONI VOLONTARIE

Colombo ha sottolineato come, ad oggi, le operazioni che ci sono sul tema della biodiversità siano soprattutto volontarie e non ci sia ancora una forte spinta regolamentare. Dal canto suo, Etica Sgr aderisce a progetti quali Spring del Pri (l’iniziativa di engagement collaborativo che punta a preservare la biodiversità e contrastare la sua progressiva perdita) o la Finance for biodivestiy pledge. «Spesso la finanza responsabile va a scontrarsi con la finanza “tradizionale” perché vediamo che oggi il mercato non prezza ancora adeguatamente il rischio legato alla biodiversità e bisogna trovare un equilibrio tra questi due mondi che devono parlarsi».

CONTENUTI DEL PAPER

L’obiettivo del paper e del gruppo di lavoro è stato quello di approfondire e analizzare la rilevanza economica e finanziaria della biodiversità. Come sottolineato dal Forum, «al momento siamo in una tendenza alla perdita di biodiversità a causa delle attività umane (es. sfruttamento delle risorse). Finché gli ecosistemi sono in equilibrio forniscono dei benefici essenziali (servizi ecosistemici) alla stessa sopravvivenza della nostra specie e anche alle attività economiche, con interi settori altamente dipendenti da questi servizi ecosistemici (es aria pulita, acqua potabile, regolazione del clima). La perdita di biodiversità rappresenta quindi un problema in quanto implica una perdita di questi servizi ecosistemici».

Gli esperti hanno evidenziato l’esistenza di un’interconnessione profonda tra clima e biodiversità, con implicazioni per l’economia e la finanza. Per analizzare i rischi economici legati alla biodiversità, si possono distinguere tra rischi fisici (connessi all’alterazione degli ecosistemi, e quindi rischio di perdita di servizi da essi forniti) e rischi di transizione (connessi con l’incapacità delle aziende di anticipare le evoluzioni del quadro normativo o del mercato di riferimento, rischi reputazionali e rischi legati all’introduzione di nuove tecnologie meno impattanti dal punto di vista ambientali).

Questi rischi incidono negativamente sulle attività economiche che dipendono altamente dai servizi ecosistemici (es. settore agroalimentari, tessile, turismo) e quelle aziende particolarmente esposte ai rischi di transizione.

«È quindi essenziale che gli operatori finanziari prendano in considerazione la biodiversità nelle proprie politiche, nei loro processi e nei loro prodotti. Occuparsi di biodiversità significa occuparsi di finanza».

Il paper indica alcune linee guida per gli operatori finanziari che vogliono includere la biodiversità nelle loro politiche, nei loro processi e nei loro prodotti:

  • includere analisi e valutazioni relative alla biodiversità nella governance e nell’offerta di prodotti e servizi
  • pubblicare annualmente un report di sostenibilità inserendo anche informazioni sulla biodiversità
  • incoraggiare le aziende investite, finanziate o assicurate a raccogliere e pubblicare dati sui rischi e sugli impatti legati alla biodiversità
  • aderire a iniziative globali (es. Finance for Biodiversity Pledge)
  • dialogare e collaborare con altri soggetti (finanziari e non solo) per migliorare gli standard di valutazione e misurazione dei rischi e degli impatti
  • includere la tutela della biodiversità in tutte le attività di lobby e di dialogo con le istituzioni pubbliche.

 

Noemi Primini

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