Beni confiscati alla mafia: 10 anni per affidarli al sociale
Libera con il sostegno della Fondazione Charlemagne Italiana onlus ha presentato nelle scorse settimane la ricerca “BeneItalia” sulla gestione dei beni confiscati alla mafia. Lo studio ha l’obiettivo di censire le esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati presenti nel nostro Paese; definirne iter burocratico e amministrativo, risorse impegnate ed esigenze; valutarne la capacità di generare valore in termini di ore di volontariato e occupazione creata.
La ricerca ha consentito di costruire un database di 524 soggetti diversi (associazioni e cooperative sociali ) impegnati nella gestione di esperienze nate in beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, di varia natura e tipologia. Il dato si riferisce a 16 regioni su 20. Dai dati raccolti dalla ricerca BeneItalia emerge che il maggior numero di realtà sociali impegnate in progetti di riutilizzo è costituito da associazioni di varia tipologia (284) e cooperative sociali (131) che gestiscono per lo più appartamenti (167) e ville (115). La regione con il maggior numero di realtà sociali che gestiscono beni confiscati alle mafie è la Lombardia con 124 soggetti gestori, segue la Sicilia con 116, la Campania con 78 e la Calabria con 77.