Bcg scova i big degli emergenti che spingono sugli Esg
Alcune grandi aziende dei mercati emergenti conseguono Kpi positivi sia finanziari sia ambientali. Le pioniere hanno superano alcune società dell’indice S&P per
crescita dei ricavi generando inoltre rendimenti totali per gli azionisti e per gli investitori che, cumulativamente, sono stati quasi il 35% in più rispetto all’indice S&P 500 e il 105% in più rispetto all’indice Msci Emerging Markets dal 2017 al 2022. Sono i risultati del report “The Sustainability Imperative in Emerging Markets”, in cui Bcg individua i Global challenger: le 50 grandi aziende di 10 mercati emergenti a forte crescita (Argentina, Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica e Turchia) che hanno il potenziale per rimodellare i loro settori trainandoli verso lo sviluppo sostenibile. Le aziende individuate come “pioniere del clima”, sono geograficamente diversificate e rappresentative di un’ampia varietà di settori industriali, dalle infrastrutture all’automotive, dal retail all’energia.
Stando all’indice ambientale di Refinitiv, spiega una nota, se le aziende dei Paesi del G20 ottengono un punteggio medio di 64 punti, le aziende delle aree in via di sviluppo arrivano a un punteggio medio di soli 48 punti. Tuttavia, il focus sulla sostenibilità è ormai un imperativo anche in queste aree geografiche dove, oltre all’aspetto climatico, è a rischio anche il Pil. Se le politiche climatiche rimarranno invariate, infatti, secondo S&P Global Ratings fino al 6% del Pil pro capite in Africa e Medio Oriente sarà a rischio entro il 2050, così come fino al 7% in Asia centrale e al 15% in Asia meridionale. Perciò, centinaia di grandi aziende dei mercati emergenti, come Alibaba, Tencent, Infosys e Sasol, hanno già formulato la propria strategia green per raggiungere gli obiettivi sulle emissioni condivisi a livello globale.
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