Climate change, banche nel mirino dei grandi investitori
Goldman Sachs, Hsbc, Bnp Paribas e altre 24 banche globali sono finite nel mirino della coalizione di grandi investitori Institutional Investors Group on Climate Change, che chiede lo stop al finanziamento di attività ad alta intensità di carbonio e un maggiore impegno sul fronte dei prestiti green.
Come anticipato dalla rassegna sostenibile di questa settimana (Et.Observer/ 257), il gruppo di 35 grandi investitori, che gestiscono 11 miliardi di dollari in attività, tra cui Amundi, Legal and General Investment Management, The Church Commissioners for England e Nordea Asset Management, ha chiesto alle banche di allineare i loro finanziamenti con un obiettivo di emissioni nette zero e di garantire che la paga dei dirigenti sia legata a questo obiettivo.
La mossa è soltanto l’ennesimo segno che l’attenzione degli investitori si sta spostando dai grandi emettitori di carbonio, come le big Oil, a quelli che forniscono i finanziamenti. Gli investitori, che includono anche M&G Investments, Northern Trust Asset Management e Aviva Investors, hanno detto che dall’Accordo di Parigi del 2015 sui cambiamenti climatici, le 60 banche più grandi del mondo hanno fornito 3.800 miliardi di dollari di finanziamenti alle aziende di combustibili fossili. In realtà molte banche hanno già fissato obiettivi net zero. Ma l’Institutional Investors Group on Climate Change sostiene che queste ambizioni spesso non avranno “l’impatto necessario”, perché in genere non includono le emissioni “Scope 3” prodotte da clienti e fornitori.
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