Paradosso, il sultano dell’oil chiede soldi al Green Fund dell’Onu
Il Bahrein ha presentato domanda al Green Climate Fund dell’Onu (Gcf) per un finanziamento di 9,8 milioni di dollari indirizzato alla sua Autorità nazionale per il petrolio e il gas. Finalità dell’intervento, sostiene la monarchia costituzionale del Golfo Persico, è ripulire le acque reflue dell’industria petrolifera, intervento giudicato necessario per proteggere il Paese da una futura scarsità d’acqua.
La richiesta ha ricevuto forti critiche da parte di altri Paesi, perché il fondo è stato pensato come un supporto da parte di Paesi sviluppati, come Usa, Uk, e Stati membri della Ue, verso quelli in via di sviluppo che vogliono investire in tecnologie a basse emissioni o in progetti per contrastare il cambiamento climatico. Mentre il Bahrein, come noto, è una delle Nazioni più ricche di petrolio al mondo.
Gli esperti temono, perciò, che la domanda possa incoraggiare altre nazioni ricche di petrolio a presentare proposte che andranno a beneficio delle loro industrie di combustibili fossili con il pretesto di adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici. «Il Gcf è stato incaricato di promuovere un cambio di paradigma verso percorsi di sviluppo a basse emissioni e resilienti al clima – ha spiegato Lutz Weischer di Germanwatch, Ong ambientalista -. E questi includono l’eliminazione di carbone, petrolio e gas. Un progetto simile, che renderebbe l’approvvigionamento idrico di un Paese dipendente dalla continua produzione di petrolio e gas, non è chiaramente in linea con il mandato».
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