Aziende familiari, gap da recuperare in formazione sostenibile
Le imprese familiari hanno necessità di accelerare sul fronte della formazione sulla sostenibilità. Infatti, la quota delle imprese investitrici che ci hanno investito nel 2017-2019 e continuerà a farlo nel 2022-2024, resta più bassa rispetto a quella delle non familiari (il 69% contro il 77%).
È quanto emerge dal rapporto Strategie e politiche di formazione nelle imprese familiari realizzato da Asfor, Centro Studi Guglielmo Tagliacarne e Cuoa Business School su un campione di 4mila imprese (3mila manifatturiere + mille servizi) tra i 5 e i 499 addetti, integrato da un’analisi di 10 case history di imprese leader.
In ogni caso, le 7 imprese familiari su 10 che stanno investendo in formazione puntano a fare crescere le competenze del personale impiegato ed affrontare al meglio le sfide dei cambiamenti in atto. Tra i giovani imprenditori la propensione ad investire in capitale umano è più elevata (73%), mentre a fare più fatica sono soprattutto le donne capitane di impresa (66%) e le piccole realtà imprenditoriali (65%) che più di altre avrebbero, invece, bisogno di sviluppare il bagaglio di conoscenze del proprio personale per accompagnare i processi di sviluppo.
«Le imprese familiari, che rappresentano l’89% del nostro tessuto produttivo, hanno già dimostrato di essere un motore di sviluppo essenziale per il Paese. Per favorirne la crescita diventa, perciò, centrale investire nel capitale umano anche attraverso percorsi di formazione in grado di fare elevare le competenze necessarie a gestire, se non anticipare, i cambiamenti”. Lo ha detto il presidente del Centro Studi Tagliacarne, Giuseppe Molinari, secondo cui «occorre dunque supportare questo processo, soprattutto in questo momento in cui osserviamo una flessione della quota delle imprese di famiglia disposte a fare investimenti nella crescita e nello sviluppo professionale del personale».
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