Attivista nel board? Il ceo rischia la poltrona
La presenza di investitori attivisti raddoppia le possibilità di uscita del ceo dall’azienda. È quanto emerge da uno studio citato da Bloomberg elaborato dalla società di consulenza Fti Consulting sulla base dei dati di S&P Capital IQ and PriceWaterHouseCoopers.
Sebbene gli attivisti in genere non mettano pubblicamente nel mirino i ceo per una loro sostituzione, gli amministratori delegati che si trovano ad affrontare questo tipo di investitore non dovrebbero stare troppo tranquilli, soprattutto se un hedge fund discute per avere dei posti nel board. I dati dello studio indicano che quando un attivista ottiene dei posti nel consiglio di amministrazione, la sicurezza della poltrona diventa ancora più a rischio.
In particolare, il turnover medio dei ceo si attesta al 16,6% a un anno dalla nomina e al 30% per le aziende senza un investitore attivista nel board. Quando un attivista guadagna delle poltrone nel cda questa percentuale sale rispettivamente al 34,1% e al 55,1%. In sostanza, raddoppia. E un effetto si riscontra anche quando l’attivista non ottiene poltrone: la sola presenza nel capitale della società porta il turnover del ceo al 28,5% in 12 mesi e al 45,6% entro due anni, nel primo caso un buon 71% in più del normale turnover.
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