Oltre 150 le risposte degli stakeholder
Assonime, è presto per l’Esap degli Esg
Il 12 marzo, in ritardo di 10 giorni rispetto alla prima deadline (programmata inizialmente per il 3 marzo), si è conclusa la fase di consultazione pubblica promossa dall’Unione Europea in merito alla proposta di creazione di un database europeo unico e integrato di informazioni financial e non financial delle imprese (di cui ETicaNews ha trattato nell’articolo Dati ESG: verso il data base Esap) Un tema, quello dei dati e dell’accesso uniforme e comparato ad essi, sempre più al centro dell’attenzione degli stakeholder, i quali hanno risposto in oltre 150 al documento di consultazione (vedi qui le risposte). Tra le risposte, in linea con la posizione di Febaf (riportata settimana scorsa nell’articolo Febaf: «Database Esap? Sì ma senza doppia normativa) emergono le raccomandazioni in merito a proporzionalità e gradualità del database. È in questa prospettiva che si inserisce, tra i documenti allegati alle risposte (pubblicati dalla Commissione, scarica qui), la lettera del Direttore Generale di Assonime (Associazione fra le società italiane per azioni), Stefano Micossi, inviata alla Commissione Europea (scarica qui la lettera) in data 3 marzo 2021.
Nonostante l’associazione italiana si sia espressa positivamente nei confronti della creazione di un database unico in grado di «[…] favorire agli investitori un miglior accesso alle informazioni finanziarie su basi transfrontaliere», nella lettera Micossi sottolinea con forza la necessità di concepire e strutturare l’Esap quale collettore di «[…] dati già tracciati attraverso OAMs (Officially Appointed Mechanisms) nazionali […]» evitando di creare «[…] ulteriori oneri di reporting in capo alle imprese». E proprio la creazione di un database unico interconnesso con i registri nazionali rappresenta il primo punto delle raccomandazioni di Assonime alla Commissione Europea. Un sistema, attraverso il quale le imprese siano chiamate a registrare i dati una sola volta nei rispettivi registri nazionali, rendendoli automaticamente disponibili a tutti gli investitori europei, senza evitare ripetizioni, nuovi requisiti in termini di reporting e di conseguenza dispersioni in termini di effort.
Tale posizione, secondo Assonime, non è quella del documento consultivo che prevede un sistema pervasivo nei confronti delle aziende, senza generare beneifici nei confronti degli investitori.
La necessità di armonizzare ed evitare aggiuntivi oneri di reporting e framework di disclosure, secondo quanto riportato da Assonime, dovrà riguardare anche le informazioni di carattere non financial, le quali non dovrebbero essere incluse nell’Esap, almeno in questa fase, a meno che «non siano già depositate nell’Oam in base alla legislazione nazionale».
Stefano Ferrari
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