Durante l’Assemblea annuale degli azionisti del 29 maggio, la stragrande maggioranza degli investitori ha votato per rieleggere tutti e 12 i membri del consiglio di amministrazione di ExxonMobil.
Come anticipato dalla rassegna sostenibile di questa settimana (OB/ 375 “Clima, Exxon vince contro gli azionisti attivisti”), la più grande compagnia petrolifera statunitense era finita al centro di una campagna di attivisti per il clima che chiedeva agli azionisti di non rieleggere i vertici della major (Leggi l’articolo “Exxon nei guai per “bavaglio” agli azionisti”). Wall Street ha monitorato con attenzione l’esito dell’assemblea dopo che un certo numero di grandi azionisti si erano impegnati a presentare voti di protesta.
La chiamata al voto di protesta è arrivata in risposta alla sua causa della major per bloccare la risoluzione climatica di Arjuna Capital e Follow This (Leggi l’articolo “Clima, Exxon fa causa e sfida anche la Sec”). Ma soprattutto per i timori che un’eventuale vittoria possa essere usata dal gigante petrolifero come un’arma per mettere a tacere le critiche degli azionisti attivisti, esacerbati soprattutto dopo la decisione dei vertici di Exxon di portare avanti la causa anche dopo il ritiro della mozione da parte dei due proponenti (Leggi l’articolo “Exxon continua la battaglia legale contro gli azionisti-attivisti”).
Tuttavia, alla fine la Big Oil ha respinto il tentativo degli azionisti dissidenti contro il suo cda: la lista degli amministratori della società ha ottenuto il 95% dei voti a favore, in lieve calo rispetto al 96% dell’anno scorso; mentre individualmente l’amministratore che ha ricevuto il supporto più basso ha incassato l’87% dei voti, rispetto al 91% dell’anno scorso.
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