Agli investitori non piace la Csr filatropica, se combinata con elusione fiscale
Per gli investitori, una buona Csr come si connette alle pratiche di riduzione del carico fiscale? La risposta continua a non essere banale. Le aziende che investono molto nella loro immagine di “responsible corporate citizen” tendono a essere apprezzate dagli investitori più di quelle che non lo fanno. Allo stesso modo, le imprese motivate a ridurre la loro pressione fiscale nella misura in cui le leggi lo consentono, hanno una buona valutazione da parte degli investitori. Il problema sorge quando le aziende fanno entrambe le cose. Uno studio dell’American Accounting Association, riportato nella rassegna stampa di ETicaNews (L’occhio sostenibile della settimana/ 187) ha esaminato i dati di circa 3mila aziende pubbliche in un periodo di 14 anni. I ricercatori hanno analizzato la relazione tra tre fattori: il punteggio annuale di Csr in un database di rating sociale; l’ “elusione” fiscale media su un periodo di tempo; e il Tobin’s Q score annuale, una misura comune dell’appeal delle imprese nei confronti degli investitori basata sul rapporto tra valore di mercato e valore contabile. I ricercatori hanno scoperto che sia la responsabilità sociale delle imprese sia l’elusione fiscale legale (separatamente) aumentavano il valore di mercato delle imprese, ma che combinando i due elementi tale valore si abbassava significativamente. L’impatto di combinare la responsabilità sociale con strategie fiscali è considerato negativo dagli investitori solo se le attività socialmente responsabili sono considerabili filantropiche come le iniziative di volontariato o di beneficenza per la salute, l’istruzione o i diritti umani. Se le attività socialmente responsabili sono dirette verso l’interno e hanno un impatto sulla redditività aziendale, come il miglioramento delle condizioni di lavoro, della qualità dei prodotti e del governo societario, gli investitori tendono a non punire le aziende.
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