Acri: italiani pronti a scommettere i risparmi su aziende Csr
Risparmiare significa sempre più sostenibilità. È il messaggio che emerge dalla diciannovesima ricerca sugli italiani e il risparmio realizzata da Acri, l’associazione delle Fondazioni di origine bancaria e le Casse di Risparmio Spa, in collaborazione con Ipsos. In particolare, lo studio di quest’anno ha una parte focalizzata sul tema specifico “Risparmio è Sostenibilità”.
Nella nota di sintesi della ricerca, tra i dati significativi di quest’anno, si riporta che «nella gestione del risparmio, emerge il desiderio di impatto sociale e ambientale positivo delle proprie scelte di risparmio (22% degli italiani)».
«Cresce infatti la consapevolezza degli italiani – prosegue la nota – rispetto ai temi della sostenibilità (71% ne ha sentito parlare), e di conseguenza la loro preoccupazione, che determina una volontà di agire in prima persona sia come consumatore (52% più attento nei consumi) sia come risparmiatore (36% più attento negli investimenti). La sostenibilità sembra diventare quasi un prerequisito, piuttosto che un elemento di differenziazione, che in futuro non potrà non essere soddisfatto».
AUMENTA LA CONOSCENZA
«Nel 2016 – spiega più dettagliatamente la ricerca – aveva una buona idea di cosa fosse la sostenibilità solo il 12% degli italiani, percentuale che è salita nel 2018 al 20% e che, nel giro di solo un anno, ha raggiunto il 36 per cento. Oggi le aziende dovrebbero essere soprattutto sostenibili, per 3 italiani su 4 (74%), tenuto anche conto che il cittadino presta sempre più attenzione a questo aspetto (52%).
RESTA UN GAP CONSISTENTE
Restano comunque ancora gap importanti di conoscenza da recuperare.
«Ci troviamo però di fronte ad una conoscenza ancora abbastanza superficiale: solo il 41% ha sentito nominare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG’s) e, alla prova dei fatti, solo il 16% è in grado di citare almeno uno dei 17 obiettivi, tra i quali spicca l’emergenza climatica. Chi li conosce bene ritiene che il loro perseguimento sia la strada maestra per salvare il Pianeta, anche se si teme che a livello globale non siano perseguiti con convinzione, ed il Italia lo siano ancora meno. Esiste anche una certa consapevolezza che il risparmiatore, attraverso le proprie scelte, possa condizionare il comportamento delle aziende (53%), e tale consapevolezza è molto legata al livello di informazione circa la sostenibilità: di conseguenza, più di un terzo degli individui, inizia a porre sempre più attenzione al comportamento sostenibile delle aziende in cui investe. Per una buona metà dei risparmiatori, l’investimento in aziende sostenibili non deve essere penalizzante: per essi la sostenibilità si palesa come un prerequisito per gli investitori interessati, e non un elemento di trade-off con altri aspetti. È vero che altri risparmiatori sono più disponibili al sacrificio: il 22% potrebbe accettare rendimenti più bassi (percentuale che sale al 39% per i più propensi all’investimento sostenibile), il 10% rischi più alti ed il 19% una ridotta liquidabilità dell’investimento stesso, ma è al contempo vero che l’investimento in aziende sostenibili rimane ancora cauto; non si investirebbe ad oggi più di un terzo dei propri risparmi. Ciò può essere ricondotto ad una bassa conoscenza delle implicazioni legate all’adozione di un modello sostenibile da parte di un’azienda: se è evidente che vuole dire rispettare leggi, dipendenti e clienti, con molta più difficoltà si arriva a pensare che siano aziende più solide, capaci di marginalità nel breve periodo ed in grado di sviluppare marchi famosi».
Scarica qui la ricerca presentata.
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