“
Noi esseri umani amiamo il tangibile, la conferma, il palpabile, il reale, il visibile, il concreto, il conosciuto, il visto, il vivido, il visuale, il sociale, il radicato, l’emotivamente carico, il saliente, lo stereotipato, il toccante, il teatrale, il romanzato, ciò che è di facciata, l’ufficiale, la verbosità che sembra erudizione (le stronzate), il pomposo economista gaussiano, le scemenze matematizzate, il fasto, l’Académie française, la Harvard Business School, il premio Nobel, i completi scuri con le camicie bianche e le cravatte di Ferragamo, il sermone toccante e il sensazionale. Ma soprattutto preferiamo il narrato. Purtroppo l’attuale versione della razza umana non comprende le questioni astratte perché le serve un contesto, e il caso e l’incertezza sono astrazioni. Rispettiamo ciò che è accaduto, ma ignoriamo ciò che sarebbe potuto accadere. In altre parole, per natura siamo poco profondi e superficiali, e non lo sappiamo. Questo problema non è di natura psicologica, ma deriva dalla principale caratteristica dell’informazione.
”.
[Nassim Nicholas Taleb, da “Il cigno nero”, ripreso dal sito frasicelebri.it]
Siamo sempre più coinvolti, rapiti, assorbiti da un’informazione “poco profonda e superficiale”. Di cui non siamo in grado di comprendere gli effetti, in termini di condizionamento.
Il paradosso è che, oggi, diventa utile staccarsi e isolarsi. Per cercare di riprendere coscienza di quanto, ciò che conta, sono soprattutto i libri (le riflessioni, le storie, le poesie) che non abbiamo ancora letto.
I cigni neri che non abbiamo visto.
Riprendiamo le pubblicazioni lunedì 6 settembre.
Buona estate “astratta” a tutti.
Redazione ET.