Il report sui listini di Euronext
Le aziende Blue Economy nelle Borse Ue
Sono 162 le società quotate sui mercati Euronext nei settori legati alla Blue Economy. Lo rivela il report “Blue Economy – A snapshot of Blue Economy companies listed on Euronext”, che ha analizzato tutte le società quotate sui mercati Euronext che hanno un impatto diretto sugli oceani o dipendono da mari e acqua, indipendentemente dalla loro performance di sostenibilità. Con questa ricerca, Euronext, il principale mercato finanziario dell’eurozona, punta a migliorare la comprensione di come le società della Blue Economy quotate sui suoi listini stanno facendo progressi nell’adozione di un’agenda sostenibile.
Le 162 aziende legate alla blue economy hanno una capitalizzazione di mercato di oltre 675 miliardi di euro, con un fatturato totale di oltre 840 miliardi di euro e impiegano più di 1,4 milioni di persone. Negli ultimi sei anni, 35 nuove società legate alla blue economy si sono quotate sui mercati Euronext, un aumento del 30% dal 2015. Il documento riporta che alcune grandi compagnie petrolifere e del gas offshore, che potrebbero essere considerate nel settore della Blue Economy, sono state escluse da questo studio perché avrebbero avuto un impatto negativo sugli indicatori.
Focus sulla blue economy
Nel report, Euronext sottolinea che ha scelto di focalizzarsi sulla Blue Economy perché tutti i Paesi coinvolti nella Borsa (Belgio, Danimarca, Francia, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Norvegia e Portogallo), sono adiacenti all’oceano o hanno tradizioni marinare di lunga data. E le perdite nel capitale naturale degli oceani derivanti da attività economiche insostenibili stanno erodendo le risorse necessarie per la crescita. Per questo motivo ha deciso di promuovere l’avanzamento della Blue Economy per mitigare l’erosione delle risorse, affrontare le minacce agli oceani e contribuire a una maggiore resilienza di mari e coste.
La fotografia della Blue Economy
Dal report emerge che le società legate alla blue economy quotate su Euronext sono distribuite in tutti i Paesi della Borsa, ma prevalentemente in Norvegia e Francia, seguite da Italia e Paesi Bassi. Coprono una gamma diversificata di settori, anche se l’impronta più significativa è stata rilevata nell’acquacoltura, nel trasporto marittimo, nel turismo costiero e nell’energia rinnovabile marittima. La ricerca mette in luce che le dimensioni delle società coinvolte nella ricerca variano. E anche se sono principalmente le grandi imprese a mostrare i maggiori progressi, le aziende più piccole stanno migliorando negli indicatori a un ritmo crescente.
Dallo studio emerge che le aziende della blue economy mostrano indicatori economici sani e una crescita significativa rispetto all’economia complessiva. Nello specifico, nel quinquennio 2015-2019, queste società hanno visto crescere: i ricavi a un tasso annuo del 4,5%, l’Ebitda al 13,3%, e l’occupazione al 3,2 per cento.
Inoltre, negli ultimi cinque anni si sono registrati progressi significativi nella rendicontazione degli indicatori green e il numero totale di società rendicontanti è più che raddoppiato tra il 2015 e il 2019. In generale, circa due terzi delle società considerate ambisce a ridurre le emissioni di carbonio. La metà di queste ha stabilito tabelle di marcia con scadenze e obiettivi di riduzione quantificati. E circa il 40% ha fissato almeno una scadenza per raggiungere obiettivi di riduzione della CO2 o altri obiettivi ambientali specifici.
Il ruolo dell’Italia
Le aziende italiane prese in considerazione per lo studio costituiscono il 9% del totale, contribuiscono alla capitalizzazione del mercato per l’11% e impiegano l’11% dei lavoratori del settore nella zona Euronext.
Alessia Albertin
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