L’Italia è per il terzo anno consecutivo il primo paese in Europa per economia circolare, ma sta perdendo posizioni perché investe meno e fa meno brevetti. È quanto emerge dal Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2021, giunto alla sua terza edizione, realizzato dal Circular Economy Network (Cen), la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile assieme a un gruppo di aziende e associazioni di impresa, in collaborazione con l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea).
Per realizzare la classifica, vengono analizzati i risultati raggiunti nelle aree della produzione, del consumo, della gestione circolare dei rifiuti, degli investimenti e dell’occupazione nel riciclo, nella riparazione, nel riutilizzo. Con 79 punti, l’Italia si aggiudica ancora una volta la medaglia d’oro, leader nel riciclo (68% contro la media europea ferma al 57%) e nell’utilizzo di materie prime riciclate (19,3 % contro la media europea dell’11,9%). Seguono la Francia con 68 punti, la Germania e la Spagna con 65 e la Polonia con 54.
Pur mantenendosi salda al primo posto, l’Italia non ha fatto miglioramenti significativi rispetto all’anno scorso, mentre gli altri Paesi stanno accorciando la distanza. In particolare, siamo al quarto posto per investimenti e occupazione, e ultimi fra le grandi economie europee per numero di brevetti.
Il focus del rapporto di quest’anno riguarda il contributo che l’economia circolare dà alla lotta ai cambiamenti climatici. Raddoppiando l’attuale tasso di circolarità dall’8,6% (dato 2019) al 17%, infatti, si possono ridurre i consumi dei materiali dalle attuali 100 a 79 gigatonnellate e tagliare le emissioni globali di gas serra del 39% l’anno.
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