ET.Analist/ Raiffeisen CM: «Investire nel tessile in modo “selettivo”»
ET.Analist è lo spazio in cui ETicaNews raccoglie i contributi di analisti, asset manager e studiosi che fanno il punto su temi specifici del mondo della finanza sostenibile. Nell’ultimo numero (Finanza Sri, gli ultimi report degli analisti/ 22) Wolfgang Pinner, Responsabile Team Sri di Raiffeisen Capital Management nel documento “Investimenti sostenibili: fast fashion e criteri ESG” analizza il settore del Fast Fashion in relazione ai criteri Esg partendo dalle stime della Banca Mondiale, secondo cui la dimensione dell’industria tessile globale raggiunge un valore di 2.400 miliardi di dollari, l’intera catena del valore dà lavoro a circa 300 milioni di persone, la crescita del settore è stata del 4% circa l’anno negli ultimi 15 anni, mentre il volume di produzione è raddoppiato.
A spingere questa crescita, sostiene Pinner, oltre all’aumento della popolazione, sono soprattutto le grandi economie emergenti come la Cina e l’India. Si tratta però di un settore problematico dal punto di vista ambientale, sociale e di governance. Oggi, infatti, il settore tessile assorbe l’8% delle emissioni di gas serra a livello mondiale, ma si stima che entro il 2050 potrebbe consumare il 25% del budget di CO2 mondiale (dati Aie), a questo si somma l’elevato consumo di acqua e l’inquinamento idrico (per produrre una maglietta di cotone sono necessari 2.700 litri d’acqua, e il 20% dell’inquinamento delle acque industriali a livello mondiale dipende da tintura chimica, candeggio e altri trattamenti dei tessuti).
Sotto il profilo della governance si rileva come l’intera filiera passi attraverso molte fasi dalla produzione fino al rivenditore e sia spesso caratterizzata da insufficiente trasparenza. Ci si scontra quindi con un problema di controllo e l’impossibilità di introdurre standard uniformi. «Tuttavia, riteniamo che gli organi statali dovrebbero garantire condizioni di lavoro adeguate attraverso leggi e regolamenti», scrive Raiffeisen.
Il fattore sociale evidenzia invece come l’industria tessile sia un settore caratterizzato ancora da lavoro forzato e minorile. Raiffeisen Cm ha quindi deciso di investire in modo selettivo nelle aziende tessili, con focus sulla sostenibilità sia a livello di prodotto sia a livello di orientamento strategico. Negli ultimi anni sono state lanciate numerose iniziative di settore che hanno l’obiettivo di dare più peso alle tematiche ESG nell’industria tessile. Da un lato, si tratta soprattutto di aumentare la trasparenza e la correttezza delle filiere, dall’altro, queste iniziative, o meglio joint venture, puntano anche sulla ricerca.
L’obiettivo delle attività di ricerca è, per esempio, l’ulteriore sviluppo di materiali di base alternativi per la produzione di fibre che possono essere trasformate in capi di abbigliamento. Tali alternative sono in particolare le fibre a base di frutta, funghi e altri alimenti, nonché le fibre coltivate in laboratorio. Le innovazioni sopra menzionate rappresentano una vera alternativa su scala più ampia solo se non si crea nessuna concorrenza con il tema dell’approvvigionamento alimentare.
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