Bruxelles fa dietrofront, il gas “rientra” nella Tassonomia
La Commissione europea rivede la sua valutazione sul grado di rischio e compatibilità del gas naturale nel quadro della Tassonomia per la finanza sostenibile, riconoscendone (su pressione dell’industria dei combustibili fossili) il ruolo centrale nel sopperire ai fabbisogni energia elettrica nei momenti di picco della domanda. In questo modo, sembra trovare uno sbocco la situazione di stallo che si era venuta a creare a fine 2020, quando la consultazione sui criteri tecnici di screening aveva scatenato una moltitudine di opposizioni, con tanto di blocco politico creato da dieci Paesi sulla questione del gas.
Questo è quanto emergerebbe da documenti, ancora non pubblici, che sono stati rivelati dalla testata EurActiv.
L’esecutivo europeo sta redigendo gli atti delegati per la definizione di uno standard comune sulle attività economiche che possano considerarsi oggetto di investimenti sostenibili e in linea con gli obiettivi di neutralità climatica dell’Unione. A seguito del processo di consultazione e confronto con gli stakeholder, la Commissione sembrerebbe così pronta rispondere (almeno in parte) alle preoccupazioni sollevate dai gruppi di interesse legati all’industria del gas.
Come si legge dal documento fatto trapelare, infatti, «gli stakeholder hanno evidenziato come la produzione di energia tramite gas naturale svolga un ruolo centrale nel garantire un’adeguata offerta di energia elettrica per compensare i momenti di bassa capacità energetica dovuta al carattere intermittente delle fonti rinnovabili (vento, sole) e contribuendo così alla stabilità della rete di fornitura».
Nel riconoscere un simile ruolo alla fonte fossile, la Commissione avanzerebbe così due opzioni alternative.
La prima consisterebbe nell’ammettere i combustibili a gas un ruolo di “riserva” (backup) per la produzione di energia elettrica, a condizione che le emissioni di gas serra siano più basse di 244g CO2 equivalenti per kWh, o che il ciclo di emissioni sia più basso di 820 kgCO2e per kWh rispetto alla capacità netta installata.
La seconda sarebbe quella di creare una nuova categoria nella Tassonomia, che riconosca «il ruolo dell’elettricità prodotta dal gas naturale» per la stabilità della rete, a condizione che si mantenga al di sotto della soglia di emissioni sopra riportata.
Questo permetterebbe agli impianti a gas di operare per meno di 2.000 ore all’anno e di rientrare così nella categoria di “transizione” prevista dalla Tassonomia, garantendo la disponibilità di energia elettrica in caso di alta richiesta fino a quando l’attività degli impianti sarà gradualmente dismessa, per essere azzerata entro il 2050. g.m.
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