Nel suo rapporto “Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la Legge di Bilancio 2021 e lo sviluppo sostenibile”, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis) ha presentato i suoi rilievi critici e proposte per un recovery plan, attualmente in corso di revisione, che risponda pienamente agli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Secondo l’Asvis, il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) dovrebbe essere inquadrato nella cornice di un più generale Programma nazionale di riforma, introducendo precisi criteri qualitativi e quantitativi, con tempi d’esecuzione certi e un efficiente sistema annuale di monitoraggio e verifica dei risultati.
Le principali criticità dell’attuale versione del Pnrr riguardano la mancanza di un ordine dettagliato delle priorità sulle riforme necessarie da attuare e il mancato allineamento ai target climatici europei. Mancano inoltre all’appello obiettivi e interventi su versanti fondamentali per la “transizione verde”, come la perdita di biodiversità, l’adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione dell’inquinamento. Falle non proprio secondarie, considerando che almeno il 37% delle risorse del piano dovrà contribuire al raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, mentre la parte restante non potrà andare a interventi che arrechino un “danno sostanziale” alla sostenibilità ambientale, come definita dalla nuova normativa Ue.
Il Recovery plan italiano richiede inoltre, secondo il rapporto Asvis, di essere integrato con la definizione degli obiettivi previsti sui capitoli da dedicare alla “giusta transizione”, al piano Garanzia Giovani e all’Agenda europea delle competenze. Prioritaria sarà infine la predisposizione di un sistema di valutazione complessiva dei risultati attesi in termini di sostenibilità e impatto duraturo nel tempo delle scelte del Pnrr, di coesione sociale e riduzione delle disuguaglianze.
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