Bei sotto accusa per sei finanziamenti al gas naturale
La Banca europea per gli investimenti non mantiene gli impegni presi per mettere fine ai finanziamenti al settore dei combustibili fossili. Questa la denuncia della Ong CounterBalance in merito agli investimenti per 890 milioni di euro concessi dalla Bei a sei progetti per impianti basati sullo sfruttamento del gas naturale.
Nel novembre 2019 la Bei ha inaugurato una nuova e ambiziosa politica per gli investimenti nel settore dell’energia finalizzata ad «allineare tutte le sue attività di finanziamento agli obiettivi dell’accordo di Parigi dalla fine del 2020» e in questo quadro «mettere fine a tutti gli investimenti in progetti basati sui combustibili fossili dalla fine del 2021».
I sei piani di investimento in infrastrutture energetiche di fatto contribuiscono a legare le mani dei cinque stati membri coinvolti – Polonia, Paesi Bassi, Lituania, Grecia e Cipro – all’industria del gas naturale, rallentando o rinviando a un futuro sempre più lontano la transizione europea verso la neutralità climatica, da raggiungere sulla carta entro il 2050. L’impatto di questi impianti andrà infatti ben oltre il 2021, termine del periodo di “transizione”, rafforzando la dipendenza dei governi coinvolti da fonti altamente inquinanti.
Negli ultimi cinque anni la Bei ha fatto in effetti uno sforzo considerevole nel riorientare le proprie strategie di investimento al di fuori dei settori legati ai combustibili fossili. Su 60 milioni di euro in investimenti nel settore energetico, il 90% è andato a finanziare fonti energetiche rinnovabili e interventi di efficientamento energetico, impegnandosi inoltre a investire almeno mille miliardi euro nella transizione climatica nei prossimi dieci anni.
Ma con i finanziamenti concessi al settore del gas naturale, secondo CounterBalance, la Bei contraddice platealmente il suo dichiarato obiettivo di diventare la banca europea “per il clima”.
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