Norges alla Ue: attenzione alle competenze Esg nel board
Bene le regole, ma attenzione a un eccessivo e rigido “dogmatismo”. In sintesi, è la posizione assunta da Norges Bank Investments (Nbim), gestore del fondo norvegese monstre da 11mila miliardi di corone (oltre mille miliardi di euro) Government Pension Fund Global (Gpfg), nella risposta alla consultazione della Commissione Ue sull’iniziativa legata alla corporate governance, che si è conclusa lo scorso 8 febbraio. Come segnalato nella Rassegna stampa aumentata ESG/ 247, in una lettera aperta (datata 3 febbraio) Nbim sostiene che i board dovrebbero guidare la strategia di un’azienda, monitorare le prestazioni di gestione e, al contempo, “rendere conto” (accountability) agli azionisti. Di conseguenza esiste la necessità di una visione completa del settore, del business e del contesto operativo, comprese le questioni di sostenibilità rilevanti. In ogni caso: «I requisiti prescrittivi per le competenze Esg degli amministratori saranno difficili da implementare e potrebbero impedire la formazione del consiglio». Nella consultazione la Commissione ha incluso una domanda sul miglioramento delle competenze in materia di sostenibilità nel cda, dicendo che l’attuale livello di competenza non supportava pienamente un cambiamento verso la sostenibilità. Tra le risposte, le opzioni includevano un requisito per le aziende di avere un certo numero o percentuale di amministratori con rilevanti competenze ambientali, sociali e/o sui diritti umani, e un requisito per le aziende di avere almeno un amministratore con tali competenze. Nella sua lettera di risposta, Nbim ha anche evidenziato il voto degli azionisti e la due diligence come due aree che beneficerebbero di una maggiore armonizzazione dell’Ue, e ha accolto con favore l’iniziativa di sviluppare requisiti legali per un due diligence duty obbligatorio in tutte le operazioni anche relative alla supply chain di un’azienda.
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