Il Rapporto 2020 di Carbonsink e Feem
Ftse Mib, climate action in lenta crescita
Crescono le ambizioni climatiche delle principali società italiane ma non al passo necessario per far sì che la transizione net-zero emission sia reale: lo dimostra anche il Rapporto “La percezione del rischio climatico delle società quotate al FTSE MIB” curato da Carbonsink e Fondazione Eni Enrico Mattei (Feem).
Nell’indagine, arrivata alla sua seconda edizione, si cerca di valutare la chiarezza delle informazioni climate-related rendicontate e favorire la comprensione di come le imprese stanno affrontando le sfide poste dal cambiamento climatico per valutarne così il livello di maturità. Oggigiorno, e con sempre con maggiore frequenza, investitori e consumatori richiedono al settore privato di comunicare in maniera efficace le proprie strategie di misurazione delle emissioni e gestione dei rischi e opportunità associati agli effetti del cambiamento climatico.
Dalla nuova edizione del Rapporto Carbonsink-Feem emergono tre principali gruppi dal campione analizzato: le aziende leader che dimostrano una visione strategica e di lungo periodo della tematica, e che performano bene su tutte e cinque le aree analizzate, ad oggi la minoranza del campione; a seguire, un gruppo di aziende che a oggi considera la disclosure climatica come “mero esercizio di compliance” e che non si mostrano proattive nella lotta al cambiamento climatico. La maggioranza del campione Ftse Mib si posiziona invece al cosiddetto livello intermedio, un livello dove si è acquisito consapevolezza e si implementano azioni di miglioramento, in particolare su alcune aree di disclosure, ma senza un coordinamento strategico, dove risulta ancora evidente come “il climate change non sia pienamente assunto quale driver della transizione che il sistema produttivo sarà chiamato ad affrontare”.
Uno dei trend positivi di questa edizione, come sottolineato da Il Sole 24 Ore, è sicuramente il riconoscimento del climate change come tema materiale: quest’anno oltre il 90% delle società italiane quotate a Piazza Affari ha considerato il cambiamento climatico un tema materiale, a dimostrazione della rilevanza e centralità del tema nelle strategie di business. Un altro miglioramento da segnalare in questa nuova edizione è la crescente attenzione da parte delle società nella quantificazione anche monetaria dei rischi e delle opportunità legate al clima, l’inclusione degli obiettivi di riduzione nella propria politica di remunerazione da parte delle imprese analizzate è raddoppiata rispetto al 2019.
Crescono ancora troppo lentamente invece due indicatori ritenuti fondamentali per una climate action efficace e di lungo periodo, quello dedicato all’adesione all’iniziativa internazionale Science-based target e quello relativo all’analisi di scenario. Nel primo caso nel 2020, a livello globale, abbiamo assistito ad un raddoppio delle aziende che hanno dichiarato obiettivi di decarbonizzazione in linea con la scienza, ma le aziende italiane sembrano muoversi ancora lentamente nella definizione di target science-based allineati agli obiettivi di Parigi. Nel caso dell’analisi di scenario, invece, sono ancora poche le aziende del campione (solamente il 19%) che conducono questo tipo di analisi, seguendo le linee guida della Task Force on climate-related Financial Disclosure (Tcfd), per la quantificazione dei rischi fisici e di transizione.
Il Rapporto 2020 riflette molto bene la situazione attuale, stiamo di fatto assistendo ad una crescita costante della divulgazione di informazioni relative al clima ma è necessario un approccio più sistematico alla gestione del tema, una visione strategica e di lungo periodo in grado di soddisfare gli obiettivi di decarbonizzazione. Il ruolo centrale delle imprese nel raggiungimento di questo obiettivo è fondamentale, acquisire consapevolezza su queste tematiche ed attrezzarsi correttamente è sicuramente un’occasione irripetibile: sappiamo bene che il valore delle opportunità legate al clima è di gran lunga maggiore rispetto all’investimento realizzato.
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