One Ocean Foundation: le aziende diano priorità al Goal 14
La tutela degli oceani e delle risorse marine non è considerata una priorità dalle aziende. A rivelarlo è la One Ocean Foundation (Oof) durante l’UN World Oceans Day dell’8 giugno. Oof, realtà italiana dedicata alla salvaguardia dell’ecosistema marino nata da un’idea dello Yacht Club Costa Smeralda (Yccs), ha presentato il suo secondo progetto di ricerca “Business for Ocean Sustainability – Second Edition: A Global perspective” che studia le relazioni tra le imprese e l’ecosistema marino, identificando le strategie di azione e le best practice a livello globale circa le sfide della sostenibilità.
La seconda edizione della ricerca pluriennale realizzata con il supporto di Sda Bocconi, McKinsey & Company e il Consiglio superiore per la ricerca scientifica spagnolo (Csic), fa seguito alla prima incentrata sul mar Mediterraneo e presentata a novembre 2019 (vedi l’articolo Quale impatto sui mari? Aziende ignoranti). Il report 2020 ha coinvolto un campione di 1.664 aziende internazionali, che insieme rappresentano circa il 50% della capitalizzazione di mercato mondiale, e si propone di analizzare come queste agiscano in materia di sostenibilità ambientale. L’obiettivo è quello di mappare il loro livello di consapevolezza e di azione sulle questioni legate alla preservazione degli ambienti marini.
Dallo studio è emerso che, nonostante il 60% delle aziende faccia riferimento al raggiungimento dei Sustainable Development Goal (Sdg), gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu, nei propri report sulla sostenibilità, solo il 7% di queste considera prioritario l’Obiettivo 14, Vita sott’acqua, dedicato alla preservazione delle risorse di mari e oceani. Tuttavia, considerando solo gli ultimi quattro anni, l’attenzione da parte delle aziende è triplicata.
Dalla ricerca emerge che il 51% delle imprese sono consapevoli, seppur con diversi gradi di intensità, delle potenziali pressioni esercitate sugli oceani dai rispettivi settori industriali. Il 44% delle imprese mette in atto una qualche attività di mitigazione. I problemi maggiormente riconosciuti sono i rifiuti marini (soprattutto plastica), la biodiversità e i contaminanti; tutti problemi associati all’acidificazione degli oceani. La consapevolezza circa le pressioni esercitate da problemi meno pubblicizzati quali lo sfruttamento eccessivo delle risorse marine, l’eutrofizzazione, l’integrità dei fondali e l’introduzione di energia nell’ambiente marino (ossia, rumore, calore, vibrazione, luce) è ancora limitata.
I risultati della ricerca confermano che la consapevolezza sulle criticità legate agli oceani non è ancora diffusa in modo generalizzato a livello di settori e aziende. Il 49% del campione mostra un basso livello di consapevolezza e in un caso su quattro l’attenzione sulle criticità non è seguita dall’adozione di risposte aziendali coerenti.
Circa un quarto del campione esaminato è rappresentato da “sustainability leader”, cioè aziende sia consapevoli sia attive
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