Dal 31 ottobre cambierà il Sustainability rating di Morningstar. «La principale novità – si legge sul sito – riguarda il fatto che al centro della valutazione verrà messo il rischio Esg calcolato da Sustainalytics per ciascuna azienda. Tale approccio, che utilizza la stessa scala per i vari settori, tiene in considerazione il fatto che società di differenti industrie sono esposte a rischi diversi. Ad esempio, per le compagnie petrolifere, metà dell’Esg risk deriva dalle emissioni di carbonio. Il Morningstar Sustainability rating, dunque, permetterà di valutare l’Esg risk di un portafoglio rispetto ai concorrenti. Non cambierà la distribuzione dei globi e il riferimento alle Morningstar global category. Dunque, il miglior 10% continuerà ad avere 5 globi, il successivo 22,5% 4 globi, e così via».
Ma cosa significherà? I fondi con il massimo rating, si legge sempre sul sito, saranno quelli con un punteggio di rischio Esg più basso (in un range che va da zero a 100). In precedenza, la scala era invertita, ossia erano gli strumenti con punteggio più alto ad avere il miglior rating. Inoltre, il focus sul rischio renderà non più necessario calcolare l’indicatore di controversie e normalizzare i dati di Sustainalytics, perché i rischi Esg non sono calcolati a livello di singola industria, come accadeva per l’Esg score.
Nella definizione di Sustainalytics, l’Esg risk è il rischio non gestito, ossia quello che si ottiene deducendo dall’esposizione totale ai rischi Esg la parte che l’azienda sta effettivamente gestendo. In questo modo, è possibile tenere conto dei rischi e delle opportunità che derivano dal processo di mitigazione di tali pericoli.
La precedente revisione dei rating di Morningstar era stata nel novembre 2018, e la nuova metodologia è scaricabile qui.
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