Engagement: Ubs Am analizza le aziende sul climate change
Ubs Asset Management ha condotto uno studio, basato su «un’analisi quantitativa e qualitativa, su come le società del settore energetico e delle utility debbano migliorare le proprie strategie di business legate ai cambiamenti climatici, dettagliare i dati sulle emissioni di gas a effetto serra, chiarire gli obiettivi di riduzione, aumentare l’esposizione alle energie rinnovabili e, al contempo, migliorare i sistemi di governance per tenere sotto controllo rischi e opportunità derivanti dal cambiamento climatico in corso», si legge in una nota.
L’analisi ha coinvolto 50 aziende in quattro continenti, di queste 22 operanti nel settore dell’energia e 28 in quello delle utility. È emerso che oltre la metà delle aziende oggetto di analisi non specifica la strategia per il cambiamento climatico e i possibili impatti a lungo termine che il riscaldamento globale può generare sul business. Un’altra evidenza riguarda la remunerazione dell’esecutivo: il 62% la collega alle questioni Esg, tuttavia soltanto due aziende utilizzano metriche di remunerazione esplicitamente allineate con lo scenario di 2 gradi come stabilito dall’accordo di Parigi. Quasi tre quarti dei rispondenti (72%) ha rivelato emissioni di gas a effetto serra di portata 1, 2 e 3, ma meno della metà ha ridotto questo numero negli ultimi cinque anni. Inoltre, soltanto il 52% certifica i dati sulle emissioni in modo indipendente. Il 68% delle aziende, infine, ha fissato obiettivi misurabili per ridurre le emissioni operative di Ghg (global greenhous gas), ma solo 12 di queste hanno fissato quelli che credono siano obiettivi scientifici.
«L’impegno a favore delle società investite – si legge ancora nella nota – è una parte cruciale della strategia sul climate engagement di Ubs Asset Management, che supporta le aziende su questioni che incidono sul loro valore sul lungo termine».
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