Et.people/ 25 intervista a Marcello Arosio
Il ricercatore: «La sostenibilità? La capisci quando arriva “sotto casa”»
Marcello Arosio è ricercatore in ambito ingegneria civile e rischi ambientali presso l’Università Iuss di Pavia. Per lui la parola sostenibilità rappresenta «un’azione che ha un impatto nella realtà in cui viviamo considerando l’effetto che questa produrrebbe se venisse ripetuta da ogni persona a lungo termine». Nell’esperienza di Arosio la sostenibilità è un concetto che ha un’azione concreta in diversi ambiti o, come li definisce lui, «diverse sfere dell’ecosistema». Tra queste rientrano «la produzione e il consumo d’energia, lo sviluppo demografico, gli stili di alimentazione, le modalità di produzione e raccolta dei rifiuti. Un aspetto importante della sostenibilità è la possibilità di ripetere l’azione infinite volte nel tempo: l’estrazione del petrolio, ad esempio, non avverrà per sempre perché prima o poi questa risorsa finirà. Così come la produzione di rifiuti e l’enorme consumo di plastica creerà “costi” di smaltimento sempre troppo elevati per la società».
La tematica del vivere e lavorare sostenibile coinvolge la sua attività professionale?
Come professionista e ricercatore sulla valutazione e riduzione di disastri naturali sicuramente è un tema che entra spesso in gioco. L’agire dell’uomo ha portato, infatti, a condizioni non più sostenibili, con cui ormai è necessario fare i conti. Questo argomento era già di moda circa 15-20 anni fa, quando usare la parola “ambientalista” era trendy. Oggi si utilizzano di più termini come “circular economy”, “resilienza”, “climate change”, ma il concetto è rimasto lo stesso: il comportamento dell’uomo non è sostenibile per il nostro stile di vita. Il sistema terra si adatterà sicuramente, noi saremo invece in grado di adattarci?
Secondo lei, chi lavora nel suo campo può contribuire allo sviluppo di una società più attenta alla sostenibilità?
Queste tematiche sono centrali dal punto di vista della ricerca: tutti hanno a cuore la sostenibilità, che ormai ha basi scientifiche inattaccabili. Ma se penso anche al mio impegno nella protezione civile, mi sono accorto che la politica non ritiene la sostenibilità un argomento centrale, così come tante persone che ho conosciuto in questo ambito. C’è un problema di fondo: manca la consapevolezza dell’urgenza del problema, la voglia di fare qualcosa per il futuro dei propri figli, nonostante abbiamo tutti i dati che riconoscano questa istanza. Altra cosa è spiegare alle persone cosa voglia dire che il riscaldamento di 1,5 gradi in più all’anno non è soltanto un numero, ma significa che avremo sempre più fenomeni atmosferici pericolosi (forti piogge, lunghi periodi di siccità e ondate di calore) in alcune parti del mondo, ma anche da casa nostra.
Secondo lei, come si potrebbe migliorare la visibilità di questi temi (pensando soprattutto al mondo social)?
La narrazione deve avere un forte impatto, a partire dai casi locali. Alle persone non interessa guardare lontano, vogliono avere degli esempi ”sotto casa” in cui ritrovarsi. Come dicevo, l’aumento delle temperature, le ondate di calore, le alluvioni ormai riguardano tutto il mondo, Italia compresa, e questo deve essere chiaro. Un altro modo sarebbe far capire che la sostenibilità ha un risvolto economico importante. “Ambiente” è stata la parola più usata dal presidente della Repubblica popolare cinese, Xi Jinping, nel discorso che ha tenuto lo scorso anno in occasione della presentazione del nuovo piano quinquennale. Questo perché i disastri legati all’ambiente hanno provocato un danno economico al Paese e il sistema sanitario ha avuto delle spese enormi. Pensando al mondo dei social, che non conosco molto, il loro ruolo comunicativo è innegabile. Ma ci deve essere una multidisciplinarietà: scienziati, esperti in tecnologia, ma anche del comportamento umano e della società devono confrontarsi apertamente per una comunicazione più efficace su queste tematiche. Occorre non solo informare ma promuovere un cambiamento nei comportamenti.
I temi sostenibili stanno entrando o sono già presenti nella sua quotidianità?
Sono già presenti, anche se potrei fare di più. Cerco di muovermi in bicicletta o in treno, uso l’acqua comunale invece di comprare le bottiglie in plastica che hanno viaggiato su camion per chilometri. Per lavoro, quando devo prendere l’aereo, pago i “crediti ecologici”, tasse che finanziano progetti volti a compensare l’anidride carbonica prodotta dal viaggio in aereo. A volte mi capita di discutere con mia moglie sulla meta delle vacanze, perché stare una settimana su un’isola paradisiaca dall’altra parte del mondo secondo me è non è sostenibile, pensando a quanto inquinamento provocano gli spostamenti per arrivarci.
Cecilia Mussi
ET.people