Esg conference, Best case nelle risorse umane
Eni e Poste, gli Esg nell’HR
Sostenibilità e risorse umane rappresentano un connubio ancora poco esplorato dalle aziende italiane. Ed è su questo settore, ancora indietro nell’adozione di policy formali per l’integrazione degli Esg (Environmental, social and governance), che si è focalizzata la parte di indagine straordinaria della ESG Business Conference, giornata di approfondimento sui temi esplorati dall’Integrated governance index (Igi) 2019, che si è tenuta a Milano, lo scorso 13 giugno, presso Palazzo Giureconsulti. L’indagine “Esg e risorse umane”, realizzata da ETicaNews con il supporto dell’Associazione italiana direttori del personale (Aidp), dello studio legale De Luca & Partners e della società di consulenza e formazione Methodos, ha fotografato un panorama di chiaroscuri sul fronte dell’integrazione Esg nelle HR. La tendenza più evidente ha riguardato il fronte della retribuzione, con un 43% delle società che lega “la remunerazione di amministratori esecutivi e management a espliciti obiettivi reali Esg”; ma i numeri hanno denunciato ancora ritardi su altri fronti, come il recruiting e la diversity (soltanto il 14% delle quotate prevede un diversity manager). Meglio la quota di società rispondenti (38%) che implementa iniziative di verifica della cultura Esg aziendale. Sulla base di questi risultati si è articolata la tavola rotonda che ha visto protagoniste, in particolare, due società presenti nella Top10 di Igi 2019 e nella Top5 delle aziende che hanno ottenuto, appunto, i migliori risultati sul fronte Hr: Eni e Poste Italiane. A discutere con i rappresentanti delle società anche Vittorio De Luca, managing partner di De Luca & Partners; Umberto Frigelli, coordinatore nazionale del Centro Ricerche Aidp; e Alessio Vaccarezza, amministratore delegato di Methodos.
LA RESPONSABILITÀ DIMENSIONALE
In merito alle declinazioni del rapporto tra sostenibilità e risorse umane non si può prescindere dalle specificità aziendali. Il tema è emerso in maniera evidente sui casi oggetto di analisi. «La tematica Esg è presente da decenni nella nostra azienda – ha affermato Massimiliano Branchi, senior vice president Hr development di Eni –, e la portiamo avanti in tutti i Paesi in cui operiamo: oltre 70 nel mondo. Si è sviluppata non come una sovrastruttura, ma come parte integrante del modello operativo». Branchi ha parlato di ua «cultura della sostenibilità permeante» e, al contempo, fondamentale per un’azienda che sta procedendo nella trasformazine da società di Oil&Gas a Energy company; tale mutazione, ha aggiunto, «ha visto una conversione delle competenze al nostro interno. Tanto che ogni dipendente di Eni (nel mondo) può comunicare in forma diretta con l’ad». Secondo il responsabile Csr di Poste Italiane, Massimiliano Monnanni, «la sostenilità non è altro che la sistematizzazione, ovvero la presa di consapevolezza, di una sensibilità e concretezza che già appartenevano all’azienda nel suo principio di prossimità». Monnanni ha sottolineato come l’implementazione Esg all’interno delle policy Hr sia consistita dunque, nell’aver «reso sistematico un aspetto che già apparteneva all’identità aziendale» e ha approfondito la questione relativa al fattore dimensionale, sottolineando la responsabilità di aziende come Poste ed Eni che, con il loro operato «devono avere un effetto traino sulle aziende di minori dimensioni per stimolarle nell’avvio di un processo organizzativo».
SOSTENIBILITÀ “AGENTE DI CAMBIAMENTO”
Ma i risultati della ricerca hanno fatto emergere anche un “cambiamento di sensibilità” da parte delle società. «Pur essendo inserite in un contesto in cui il legislatore ha già fatto la sua parte – ha affermato De Luca di De Luca & Partners –, a volte dietro impulso normativo italiano, altre volte dietro impulso del sistema legislativo comunitario, oggi emerge che le aziende vogliono fare molto di più». E si profila un tema legato alla comunicazione: «Molte aziende fanno già Esg, ma non ne danno una definizione. Siamo forse più avanti anche di quanto previsto dal legislatore». La criticità, in questo senso, potrebbe essere rappresentata dall’utilizzo di un «linguaggio molto specialistico», come ribadito da Frigelli di Aidp: «La sensibilità sociale dell’imprenditoria italiana (da Olivetti in avanti) sul sociale e verso i dipendenti, come pure l’attività di molti HR è spesso molto proficua ma non codificata. Oggi parliamo di cose non solo codificate ma anche specialistiche». Vaccarezza di Methodos, per parte sua, ha sostenuto la necessità di trasformazione del modello aziendale: «Se parliamo di cultura Esg nell’organizzazione, dobbiamo fare riferimento a un modo di pensare integrato, non a una cultura separata». Ed è appunto su questi fattori che si gioca la partita della trasformazione: «Mentalità delle persone e cultura organizzativa possono essere cambiati solo con un approccio inclusivo e cross-funzionale. E qui risiede l’importanza dell’Hr – ha concluso Vaccarezza –, oltre che l’importanza della sostenibilità, ma solo se muove un passo: da owner tecnico a driver della sfida, da esperto di contenuto ad agente di cambiamento».
Raffaela Ulgheri
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