et.people/10 - Intervista a Maria Rosaria Rizzo
L’influencer: «La sostenibilità è un trend di moda»
Una fashion blogger italiana ormai adottata da Parigi, dove si è trasferita nel 2013 e da dove pubblica quotidianamente post per il suo sito lacoquetteitalienne. Maria Rosaria Rizzo è laureata in biotecnologia ma da sempre appassionata di moda, sul web elargisce consigli di stile, un mix tra chic italiano e contaminazioni francesi, ai suoi fan sparsi per i mondo. Lacoquetteitalienne vive anche sui social: sono oltre 400mila i follower su Instagram, e 84mila su Facebook. Secondo Maria Rosaria la definizione di sostenibilità si può riassumere tutta in una sola frase: «Sostenibilità per me indica un modus operandi che può essere mantenuto indefinitamente nel tempo».
La tematica del vivere e lavorare sostenibile coinvolge la sua attività di fashion blogger? Se sì, perché e come? Ci può fare qualche esempio?
Lo sviluppo sostenibile coinvolge diverse sfere: quella sociale, quella economica e quella ambientale. Quando ho iniziato a fare blogging sul mio sito c’erano ancora pochi brand di moda (perlopiù piccoli brand) che adottavano pratiche responsabili in questo senso, ed era più difficile per me riuscire a proporre ai miei lettori outfit che potessero essere di mio gusto ma al contempo essere «sostenibili». Oggi finalmente per me è molto più semplice in quanto sono sempre di più i marchi di moda che hanno a cuore questo tema: da Stella Mc Cartney a Vivienne Westwood, da Gucci ad Armani, fino a brand «mass market» come H&M. Personalmente sono felice quando indosso una gonna in pelle vegana o una camicia in cotone biologico, ma forse ancora di più quando riesco ad orientare i miei lettori e consigliarli nell’acquisto di quei due-tre capi o accessori must-have di stagione che indosseranno e sfrutteranno davvero, invece che decine di capi e accessori, che poi si accumuleranno nell’armadio. A volte il vero nemico della sostenibilità la mancanza di misura nello shopping, incentivata da promozioni che alcuni brand riescono a offrire, anche per via di processi produttivi non troppo sostenibili (non solo nel campo della moda, naturalmente).
Crede che la sostenibilità possa essere un driver per il suo lavoro?
Si sta definendo un trend molto forte, in questo senso, nel settore moda. Ne parlano tutti: stilisti, celebrità, influencer. A volte per fare qualcosa di buono, altre probabilmente solo per seguire un nuovo business.
Secondo lei i fashion blogger possono contribuire allo sviluppo di una società più attenta alla sostenibilità?
Assolutamente sì. Abbiamo una grande influenza sulle nostre community ed è nostro dovere dare il buon esempio in questo senso. A cominciare dalle piccole cose, come preferire l’acqua del rubinetto a quella in bottiglia, uscire più spesso a piedi con la famiglia durante i weekend, utilizzare i taxi solo se necessario per lunghi percorsi e meglio se elettrici, regalare gli indumenti in esubero (nel mio caso ho la fortuna di averne grazie al mio lavoro) a chi ne ha bisogno, e così via. Per quanto riguarda la mia immagine pubblica, credo che questi temi possano essere un driver tanto quanto in quella privata. In altre parole, sono e saranno parte della mia vita di tutti i giorni, di conseguenza spesso visibili pubblicamente, ma non ho intenzione di speculare su questi argomenti per farne un business.
Cecilia Mussi
ET.people