Le banche vanno sui social. Ma non sembrano social
Abi ha presentato nei giorni scursi una ricerca sul grado di apertura delle banche ai social media. Nella ricerca, realizzata dall’associazione in collaborazione con Kpmg Advisory su banche che rappresentano il 75% del totale attivo del settore, emerge una notevole spinta ai social. Ma non si fa alcun cenno all’opportunità di engagement e di responsabilità sociale che questa può sottintendere.
Secondo l’indagine, l’85% delle banche intervistate è presente sui canali social e un ulteriore 7% è pronto ad esserlo nel prossimo anno. Otto banche su 10 sono quindi già presenti sui social e, se si
considerano quelle che hanno in programma di esserlo a breve, 9 banche su 10 sono interessate al tema. Insomma, spiega una nota di Abi, l’orizzonte è social, nel senso che le banche guardano con attenzione al mondo dei social network, come Facebook, YouTube, Twitter e LinkedIn.
Circa gli obiettivi, ci si ferma a quelli di business o, al massimo, di immagine. Il 73% delle banche del campione, si legge infatti nella nota di Abi, «vede nelle proprie strategie di presenza sui social, la copresenza di obiettivi di rafforzamento dell’immagine e obiettivi di sviluppo del business. L’83% delle banche ritiene che le conversazioni sui social media possano essere messe in relazione con le decisioni di acquisto di clienti attuali e potenziali».
Dal punto di vista organizzativo, di conseguenza, si parla di «coinvolgimento soprattutto delle funzioni marketing e commerciali, seguite dalle unità dedicate alla comunicazione e alle relazioni esterne».
Il solo accenno all’engagement, riguarda (almeno) quello della struttura interna. Nell’ultima riga della sua nota, Abi spiega che «l’introduzione dei canali social ha portato cambiamenti organizzativi, ma soprattutto culturali con la diffusione di nuove forme di comunicazione ‘orizzontali’, basate sulle competenze e del coinvolgimento ‘diffuso’ delle risorse nelle scelte aziendali».
AbiengagementfacebookKpmgLinkedinstudiericerchetwitteryoutube