Estrarre il petrolio alle Canarie non è economico, sono più i costi, anche d’immagine, che i vantaggi. Dopo mesi di polemiche e proteste delle associazioni ambientaliste e del governo delle isole spagnole, come riportato dall’agenzia Ansamed, la compagnia petrolifera Repsol, venerdì scorso, ha dato per terminate le prospezioni per la ricerca di petrolio al largo dell’arcipelago, a causa della scarsezza e cattiva qualità delle risorse trovate.
«L’analisi dei saggi ottenuti nel sondaggio chiamato Sandia – ha spiegato la compagnia con una nota – conferma l’esistenza di gas, dal metano all’esano, senza il volume né la qualità sufficiente per prendere in considerazione una futura estrazione».
Contro le prospezioni, il governo delle Canarie aveva convocato un referendum, che era stato sospeso dalla Corte Costituzionale dopo un ricorso presentato dal governo centrale presieduto da Mariano Rajoy. Le prospezioni hanno confermato che nel sottosuolo dell’aria denominata Sandia, a 60 km dall’isola di Lanzarote, sono immagazzinate sacche di petrolio e gas, sebbene risultate sature di acqua e gli idrocarburi esistenti, assicura Repsol, si trovano in strati molto sottili, che non possono essere sfruttati.
CanarieMariano RajoypetrolioRepsol