A dicembre sono approdati un Borsa Italiana due nuovi cloni Esg. Si tratta di un Etf di Amundi Asset Management che investe in titoli azionari statunitensi e uno di Bnp Paribas Asset Management focalizzato sul settore Real Estate, entrambi classificati articolo 8 Sfdr.
Amundi S&P 500 Equal Weight Esg cerca di promuovere le seguenti caratteristiche ambientali e sociali: 1) riduzione della produzione di armi controverse e nucleari; 2) riduzione dei danni ambientali derivanti da attività commerciali correlate a sabbie bituminose, carbone termico e petrolio e gas non convenzionali; e 3) riduzione dei danni sociali derivanti dalla gestione del personale o dall’etica aziendale.
Il comparto punta a replicare l’andamento dell’indice S&P 500 Equal Weight Esg Leaders Select: quest’ultimo integra un rating Esg e, attraverso un approccio best-in-class, segue una logica extra finanziaria fortemente orientata all’impegno, che comporta una riduzione di almeno il 20% dell’universo di investimento iniziale (espressa in numero di emittenti).
Il 90% dei titoli e degli strumenti del comparto soddisferà le caratteristiche ambientali o sociali promosse in conformità agli elementi vincolanti della metodologia dell’indice. Inoltre, il fondo si impegna ad avere una quota minima del 20% in Investimenti Sostenibili ai sensi dell’art. 2 (17) Sfdr.
Bnp Paribas Easy Ftse Epra Nareit Global Developed Green Ctb, punta invece a offrire agli investitori un’esposizione a società di tutto il mondo, tenendo conto al contempo di criteri Esg.
Attraverso una strategia a gestione passiva, il fondo cercherà in generale di replicare l’indice Ftse Epra Nareit Developed Green EU Ctb (Ntr) costituito da azioni immobiliari quotate nelle borse di tutto il mondo e REIT delle seguenti regioni: Nord America, Europa sviluppata, Giappone e Asia-Pacifico sviluppato (Giappone escluso), selezionati in base ai criteri Esg (Certificazione Green Building, utilizzo dell’energia, punteggio di qualità della Transition Pathway Initiative Management e intensità delle emissioni di carbonio) mirando, al contempo, al rispetto degli obiettivi dell’indice Climate Transition Benchmark (CTB), ovvero di riduzione dell’intensità di carbonio di almeno il 30% rispetto allo spettro iniziale di investimenti ammissibili, nonché il conseguimento di un ulteriore obiettivo di riduzione delle emissioni di carbonio pari almeno al 7% annuo, in base a quanto stabilito nel quadro normativo del regolamento europeo sugli indici di riferimento.
Sono escluse dagli investimenti del fondo le società operanti in settori con ripercussioni negative potenzialmente elevate sui criteri Esg, ovvero quelle a cui sono associate violazioni significative dei principi del Global Compact delle Nazioni Unite e quelle coinvolte in gravi controversie correlate ai suddetti criteri.
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