Abi, le banche aumentano i presidi sui rischi climatici
Le banche rafforzano i presidi sui rischi collegati al cambiamento climatico e al potenziale impatto di questi sull’organizzazione della banca e sulle imprese clienti. Lo si legge in una nota dell’Associazione bancaria italiana (Abi) che spiega come il progresso emerga dall’ultima indagine sulle Dichiarazioni non finanziarie (Dnf) pubblicate nel 2022 rispetto alle attività svolte nel 2021 da banche rappresentative del 95% del mondo bancario in Italia, in termini di totale attivo.
L’analisi, realizzata nell’ambito dell’ultima rilevazione BusinEsSG Dnf, intende delineare i principali ambiti e relativi approcci comunicati e rendicontati dal settore bancario in Italia.
L’85% delle banche considerate nell’analisi fornisce informazione degli impatti legati al clima sul proprio modello di business. Dal punto di vista della governance, cioè della gestione e del controllo dei processi, il 75% ha attribuito una responsabilità specifica sui temi del cambiamento climatico ad almeno un organo aziendale o ad altri organi manageriali. Lo studio mette in luce anche il crescente impegno delle banche a contenere le emissioni di gas serra dirette, cioè quelle generate dalle banche stesse e la cui fonte è di loro proprietà o da loro controllata, e indirette, cioè quelle connesse allo svolgimento delle attività bancaria. In particolare, il 67% delle banche del campione ha definito degli obiettivi quantitativi sul cambiamento climatico riferiti alle emissioni dirette e il 41% ha integrato nel proprio sistema retributivo incentivi legati alle azioni connesse al contrasto del cambiamento climatico.
In linea con gli adempimenti di rendicontazione previsti dal regolamento europeo sulla Tassonomia ‘verde’ europea, nel 2022 (con riferimento ai dati relativi al 2021), le banche che pubblicano la Dichiarazione non finanziaria hanno per la prima volta diffuso informazioni relative alla presenza nei loro portafogli di attività economiche incluse nel regolamento stesso.
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